Sono tornato a casa, la seconda fase del viaggio è terminata. La prima è stata quando ho iniziato a pensarlo, la successiva è stata il
momento di partire, la terza, quella che verrà, sarà il momento della
riflessione, per capire cosa abbia rappresentato realmente questo “navigare”
dalle Alpi a Piazza del Campo sulle orme dell’antica via Francigena. Ieri è
stata l’ennesima giornata particolare, piena di bianco e nero, in cui è stato
vero tutto, ma anche tutto il contrario. Mi sono svegliato in campeggio di buon ora,
riposto la tenda nelle borse ed uscito immediatamente, senza neppure fare colazione, prendendo il chilometrico stradone che va lungo il mare dall’inizio della
Toscana fino a Pietrasanta (almeno questa è la parte che ho fatto io).
E’ un autentica galleria
di vita, un cinema a cielo aperto in cui scorre tutta l’umanità, dall’anziano
con l’accompagnatore a “fare due passi con il fresco”, passando per coloro che
già lavorano, dai fornitori dei bar, fino agli operatori che ritirano la
spazzatura e puliscono la strada. Ovviamente c'è tanta gente che corre ed anche in
questo caso è presente tutto l’arco costituzionale dell’umanità. Dal tonicissimo
25enne con la canottiera bene aderente per far vedere i muscoli, fino alle
signore di mezza età che “camminano svelte”. I più coreografici sono quelli che
si ostinano a portare il giubbetto di nylon a carne nonostante i 30 gradi e
nonostante ogni rivista nel mondo, forse anche Famiglia Cristiana, dica, usando
una metafora, che sia una bella cazzata indossarlo. “Mi trovo bene così, così
ho sempre corso”, dicono fieri. Anche se arrivassero il Dottor House e
l’olimpionico di maratona Baldini a dirgli che gli fa male, che perde solo
acqua, andrebbe avanti per la sua strada. In verità non è che è abituato così,
ma è solo uno che pensa di dimagrire in extremis, giusto un’ora prima di
tornare in spiaggia, magari smaltendo la cena precedente. Immancabili centinaia
di ciclisti con bici veramente bellissime. E’ uno spettacolo vedere quanti ce
ne sono. E’ durata circa mezz’ora questa sfilata, interrotta solo dalla vista
del porto di Carrara, con i pezzi di marmo pronti ad essere imbarcati e simbolo del lavoro
e del sacrificio ed allo stesso tempo della meravigliosa anarchia dei carrarini
del tempo che fu. A Pietrasanta sono uscito per fare colazione e per prendere
la retta via verso quella che doveva essere la fermata di tappa prevista, ovvero San Miniato o
Montaione. Salendo sui colli che osservano dall'alto la Versilia si gode uno spettacolo veramente
speciale, unico, mai visto, almeno per quello che mi riguarda. Mi ha colpito la
statua di Giorgio Gaber sul Montemagno, una mezza montagnetta veramente
speciale, un autentico tempio della bicicletta, dove il grande cantante e poeta
ha passato gli ultimi giorni del suo dolore .
Poco dopo ho incrociato un
gruppetto di simpatici ciclisti calmi, quasi tutti soprappeso, a parte uno,
tutti con bici bellissime. Abbiamo parlato molto dei viaggi. In particolare un
simpatico baffone mi ha chiesto informazioni sul viaggio con le borse, cosa
significhi, perché si parta e così via. Al termine delle mie parole mi ha
detto: “Lo immaginavo, è quello che voglio fare anche io, presto partirò, devo
provare”. Da questo punto di vista, perdonatemi la presunzione, sono uno spot
vivente: età non più verdissima (44 anni portati benissimo!), pancetta sempre
presente (diventa panciona durante l’inverno) ed una bici normale, spaziale
solo per me. E via, pedaliamo ancora.
Era previsto che mi fermassi dopo solo
una settantina di chilometri da dove mi trovavo, ma erano appena le dieci. Ho scelto dunque di
fare tutti i sentierini della Francigena, anche qualcuno sterrato. Vi dico la verità, sono percorsi veramente belli. Continui saliscendi fra gli alberi, strade praticamente senza traffico, qualche strabello a sterro e così via. Devo dire che in Toscana la
Francigena è tracciata benissimo, dall’inizio del Piemonte in poi è così.
E’
stato fatto un ottimo lavoro, devo dirlo in tutta sincerità. La vista di Lucca
mi ha tolto invece l’anima. Da lontano un lungo stradone pieno di auto. Meglio
dunque virare verso destra e “perdermi” nelle collinette che circondano il valdarno.
Credo che alla fine ho fatto circa 1500 metri di dislivello! Un continuo salire
e scendere, con paesi che alle 11 erano già praticamente deserti, complice
ovviamente un caldo atroce. Mi sono concesso un bel pranzetto a Fucecchio, nel
bar fuori la pista dove si corre il locale palio e che adesso è la sede
di quella che un tempo era la Festa dell’Unità. Due panini con il prosciutto e
soprattutto una Moretti da 0,66 freddissima e meravigliosa. Visto che il bar
aveva una dolce aria condizionata mi sono messo a sedere nelle sedie fuori
sorseggiando con calma un caffé, giusto per riprendere confidenza con i 40 gradi
del Valdarno. Ma andiamo avanti, seguendo l’itinerario francigeno, che prevedeva
altre decine di saliscendi e piccoli paesi veramente belli da vedere. Mi ha
colpito San Miniato Alto, che come dice il nome, è in punta ad un colle con
due, tre chilometri di salita durissima. In un'erta anche la bici ha
leggermente “mollato” la presa. Il deragliatore e la catena hanno smesso di
essere una coppia felice e per cambiare le tre corone “davanti” dovevo farlo a
mano (fino a Siena). Dovrò portare dal dottore la “Mitica”. Non è il nome della mia bici,
visto che la bicicletta si chiama solo.. bicicletta, ma semplicemente il
soprannome che gli ho dato in questo viaggio. Arrivare dalle parti di Montaione
è stato abbastanza veloce, anche se faticoso a causa del gran caldo. Arrivato
là il posto mi piaceva veramente poco, non lo sentivo “casa mia” come deve
essere ogni posto dove scelgo di dormire. Scendo verso Castelfiorentino, poi
Certaldo. Una tristezza infinita. Nessuno in giro, un albergo o due veramente
squallidi, ostello della gioventù impraticabile, campeggio pessimo dal mio
punto di vista. Mi è iniziata a balenare in testa la possibilità di tornare a
Siena direttamente sabato sera. Mi sono reso conto all’improvviso che mi
mancavano le persone a cui voglio bene, mi mancava la mia città, che amo in
modo profondo. Le gambe erano già molto dure per il gran caldo, complici anche
i colli “scalati” nel Valdarno ed i chilometri percorsi, già circa 120. La testa girava male, ero
inquieto, non sapevo cosa fare. Ad un certo punto mi sono detto di girare la
bici verso Poggibonsi e provare a tornare a casa, male che vada avrei dormito
là, dal mitico Alcide. Di farmi venire a prendere non se ne parlava nemmeno.
Treno? Non scherziamo. A Siena dovevo arrivare in bici con le mie gambe, nulla
di più, nulla di meno. Volevo e potevo farcela.
Era necessario che la testa
iniziasse ad ascoltare il cuore e soprattutto ignorasse i messaggi che
arrivavano dalle gambe. Iniziava la fase in cui dovevo confrontarmi con me stesso ed i miei limiti, cercando di spostarli più avanti, alzare l'asticella di quello che posso fare. Guardo le due borracce. Quella con i sali è piena per
un quarto. Devo berli fra una mezz’ora, passato Poggibonsi, affinché mi diano
energie subito. Guardo la scorta del cibo e trovo due confezioni di biscotti
integrali salati. Quelli devo mangiarli subito, perché se arriverò a Siena, fra
tre ore, saranno la fonte di energia da Staggia in poi. Mi era rimasto anche un
vasetto di miele da 30 grammi. Quello doveva essere mangiato appena uscito da
Poggibonsi.
Era fondamentale programmare le energie, lavorare con la testa,
ignorare le gambe dolentissime che dovevano solo eseguire i messaggi del
“cuore” e della “testa”, senza lamentarsi troppo. Fin che stavo sulla sella
nessun problema, ma appena mi alzavo sui pedali sembrava quasi che decine di
spilli mi trafiggessero i muscoli. Dovevo farcela a portare me stesso e 40 kg
fra bici e bagagli a casa, dovevo arrivare e basta. Ho programmato di fare le
telefonate di rito alle persone care, per dire loro che sarei tornato la sera
stessa. Parlare con loro mi avrebbe dato energie e soprattutto avrebbe impedito
alle gambe di mandare messaggi alla testa. Il passare dei chilometri è stato
più forza di volontà che altro. Avevo la ferma determinazione ad arrivare.
Nessun subordine, nessuno stop, nessuna mezza misura. Passano i chilometri ed
il litro d’acqua bevuto prima di Poggibonsi era già evaporato in forma di sudore.
Adesso c’era la fontana davanti al Bar dell’Orso a Monteriggioni. Cinque minuti
per lavarmi, bagnarmi per bene il cappello, braccia e gambe, quindi ripartire.
Sarebbero stati chilometri duri, ma dovevo farcela ad andare avanti. Chi va in
bici sa bene che la salitella che porta alla Tognazza, quando viene fatta a
fine giornata, è sempre durissima.
Passata quella di pura rabbia ed adrenalina
mi sono reso conto che ce l’avevo fatta. Niente più paura di non arrivare,
magari per la fatica, problema alla bici o incidente con un auto o un camion, la
mia vera grande paura di questi giorni e fonte di grandissima attenzione.
Mancavano solo 300 metri al Braccio. Ho riacceso il cellulare ed ho messo un
messaggio su Facebook. Era l’ultimo trucco per non fare “parlare” le gambe con
il resto del corpo. Doveva comandare la mente ed il “cuore” inteso come fonte
di generosità estrema.
Alla Tognazza mi sono girato, non avevo nessuno dietro e
mi sono messo a scrivere mentre pedalavo, alla rotonda del Braccio ho fatto lo
stesso gesto, mi sono girato, prima di spingere “invio” sul messaggio del
social network. Non avevo nessuno dietro, ero arrivato.
Ci sarebbe stata solo
discesa fino a casa e nessuna macchina mi avrebbe potuto colpire. Mi sono
sentito forte ed anche un poco orgoglioso, avevo un'armatura al posto della pelle. Spero che gli insegnamenti che hanno
avuto “testa e cuore” in questi giorni mi possano essere utili nella vita di
tutti i giorni.
Non si viaggia solo per vedere posti nuovi, ma per tornare
persone migliori. Essere migliore con le persone a cui voglio bene, con la mia
famiglia, la mia compagna, i miei amici, ma anche nel mio lavoro e nella vita
di tutti i giorni. Tornando dal Cammino di Santiago, fatto da solo qualche anno
fa, credo di essere cambiato. Quello che mi avrà lasciato la Francigena lo
capirò fra qualche settimana. Il viaggio deve infatti “decantare”. E’
necessario il giusto tempo per metabolizzare panorami, emozioni e pensieri e
capire cosa abbiano significato per me i momenti di debolezza, quelli di forza,
al pari dell’allegria o tristezza.
Arrivato in viale Bracci ho sentito il
clacson di uno scooter suonare. Era Karina (la mia compagna speciale) che mi
aveva visto e mi stava venendo incontro per salutarmi. Mi sono piaciuti molto
gli occhi con cui mi ha guardato, più significativi di ogni parola che da
lì a poco avrebbe potuto dirmi. Anche se fosse stata in silenzio nelle ore
successive avrei capito perfettamente quello che ha provato a rivedermi. E’
stato bello (spero!) per lei, bellissimo per me.
Da donna amante dei piaceri
della vita in casa aveva già preparato una bellissima cena di pesce, con
prosecco già in frigo. Grande! Poco dopo sono arrivati i miei genitori.
Partendo non avevo detto loro dove sarei andato con precisione, né tanto meno
che sarei stato da solo. Non serviva a nulla farli preoccupare. Lo hanno saputo
quasi alla fine del viaggio, quando la mia amica Gaia mi ha scritto una
bellissima “lettera” sul Corriere di Siena. E’ una grande e la ringrazio molto
di quanto mi è stata vicina, così come il dissacrante Roberto. Non sapevo i contenuti
di quello che avrebbe scritto, ma la sera parlando con i miei gli dissi quello
che stavo facendo. Adesso è domenica, sono tornato a casa. Il viaggio ancora
non ha iniziato a “decantare”. Ci vorrà ancora del tempo. Andiamo avanti,
sempre!
La canzone di oggi è “A Te” di Jovanotti, un grandissimo appassionato di viaggi in bici. Mi piace
moltissimo ed il minimo ringraziamento per chi mi è stato vicino, per tutte le
persone che mi sono mancate, per tutti coloro che hanno letto questi
sgrammaticati appunti di viaggio e per la mia città, il posto più bello del
mondo, come mi ha scritto il mio amico Riccardo.
A Te
di Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti
A te che sei l'unica al mondo
L'unica ragione per arrivare fino in fondo
Ad ogni mio respiro
Quando ti guardo
Dopo un giorno pieno di parole
Senza che tu mi dica niente
Tutto si fa chiaro
A te che mi hai trovato
All' angolo coi pugni chiusi
Con le mie spalle contro il muro
Pronto a difendermi
Con gli occhi bassi
Stavo in fila
Con i disillusi
Tu mi hai raccolto come un gatto
E mi hai portato con te
A te io canto una canzone
Perché non ho altro
Niente di meglio da offrirti
Di tutto quello che ho
Prendi il mio tempo
E la magia
Che con un solo salto
Ci fa volare dentro all'aria
Come bollicine
A te che sei
Semplicemente sei
Sostanza dei giorni miei
Sostanza dei giorni miei
A te che sei il mio grande amore
Ed il mio amore grande
A te che hai preso la mia vita
E ne hai fatto molto di più
A te che hai dato senso al tempo
Senza misurarlo
A te che sei il mio amore grande
Ed il mio grande amore
A te che io
Ti ho visto piangere nella mia mano
Fragile che potevo ucciderti
Stringendoti un po'
E poi ti ho visto
Con la forza di un aeroplano
Prendere in mano la tua vita
E trascinarla in salvo
A te che mi hai insegnato i sogni
E l'arte dell'avventura
A te che credi nel coraggio
E anche nella paura
A te che sei la miglior cosa
Che mi sia successa
A te che cambi tutti i giorni
E resti sempre la stessa
A te che sei
Semplicemente sei
Sostanza dei giorni miei
Sostanza dei sogni miei
A te che sei
Essenzialmente sei
Sostanza dei sogni miei
Sostanza dei giorni miei
A te che non ti piaci mai
E sei una meraviglia
Le forze della natura si concentrano in te
Che sei una roccia sei una pianta sei un uragano
Sei l'orizzonte che mi accoglie quando mi allontano
A te che sei l'unica amica
Che io posso avere
L'unico amore che vorrei
Se io non ti avessi con me
a te che hai reso la mia vita bella da morire, che riesci a render la fatica un
immenso piacere,
a te che sei il mio grande amore ed il mio amore grande,
a te che hai preso la mia vita e ne hai fatto molto di più,
a te che hai dato senso al tempo senza misurarlo,
a te che sei il mio amore grande ed il mio grande amore,
a te che sei, semplicemente sei, sostanza dei giorni miei, sostanza dei sogni
miei...
e a te che sei, semplicemente sei, compagna dei giorni miei...sostanza dei
sogni...