domenica, dicembre 23

Natale sereno, per chi lo desidera

Alle volte penso quale possa essere il miglior modo di fare gli auguri per le Feste. Ce ne sono sicuramente milioni, forse miliardi, tanti quanti sono gli esseri umani. Ognuno di loro ha un sogno speciale, un desiderio unico, la sua personale strada da percorrere quando si avvicina il Natale o la festa della religione in cui crede, sempre che ne abbia.
Un poco mi disturba l’abuso della parola felicità. Per molti è infatti solo un miraggio, per altri neppure un sogno, per alcuni la scelta è non cercarla affatto. Per questo preferisco la parola serenità da accompagnare agli auguri. Non voglio sembrare Leopardi e dire che la felicità è solo un’assenza temporanea di dolore. Tutt’altro. Ho una mia precisa idea di cosa sia la felicità, ma è talmente aperta e libera, che non posso e non voglio clonarla o cucirla su altri, trasformandola in concetto universale. Meglio che ognuno abbia la sua. Rispetto molto anche chi sceglie di non essere felice restando vicino al suo dolore, se è questo che gli dà serenità, se è questo quello che desidera, anche per Natale.
Non ho mai pensato che la ricerca personale della verità, della bellezza o del trascendente escluda automaticamente i concetti religiosi, tutt’altro. Li comprende tutti, ma da un punto di vista inverso. Credo poco ai dogmi calati dall’alto, ma credo piuttosto alla ricerca ed al viaggio personale di ciascun uomo, che alla fine conduca allo stesso punto ‘alto' dal quale il dogma viene calato. La fortuna di chi crede nel "dogma" è che la verità la trova subito e pure "gratis". Per chi invece intraprende il viaggio di ricerca, la rivelazione arriverà nel primo istante dopo che sarà finito il faticoso, alle volte sanguinoso, peregrinare. E’ un discorso complesso e sicuramente mi sono spiegato male.
E’ dunque Natale. Spero che ognuno dei miei amici ed ogni essere umano lo possa trascorrere come preferisce, se questo sarà il suo desiderio.
In proposito è bellissima la canzone “Le rondini” dell’immenso Lucio Dalla. Sotto ho ripreso le parole perché leggendole, magari senza pensare alla musica, si capisce meglio il concetto che vogliono trasmettere. In alcuni passaggi mi riconosco in pieno, in altri un po’ meno, ma è proprio per questo che la ritengo un capolavoro. C’è il bianco ed il nero e nel mezzo un sottile filo. Sta a ciascun uomo percorrerlo e magari andare verso il Natale che desidera.
Un sereno abbraccio a tutti.
Lello



Le rondini
(Lucio Dalla, 1990)

Vorrei entrare dentro i fili di una radio
e volare sopra i tetti delle città.
Incontrare le espressioni dialettali,
mescolarmi con l'odore del caffè,
fermarmi sul naso dei vecchi mentre leggono i giornali
e con la polvere dei sogni volare e volare
al fresco delle stelle,, anche più in là

Sogni, tu sogni nel mare dei sogni.

Vorrei girare il cielo come le rondini
e ogni tanto fermarmi qua e là.
Aver il nido sotto i tetti al fresco dei portici
e come loro quando è la sera chiudere gli occhi con semplicità.

Vorrei seguire ogni battito del mio cuore
per capire cosa succede dentro
e cos'è che lo muove

Da dove viene ogni tanto questo strano dolore.
Vorrei capire insomma che cos'è l'amore,
dov'è che si prende, dov'è che si dà

Sogni, tu sogni nel cielo dei sogni

mercoledì, novembre 7

Francigena, la presentazione del mio libro


Perché si parte per un viaggio, come nasce la voglia di prendere la bici, mettere qualcosa dentro le borse ed iniziare a cavalcare la strada. Da centinaia di anni pellegrini e persone comuni percorrono l’antica via Francigena. Per alcuni è solo un collegamento fra due punti, quelli di partenza e di arrivo, per altri c’è qualcosa in più. Sicuramente è un contenitore per esperienze, incontri ed emozioni, capace di arricchire gli occhi e lo spirito di chi sceglie di percorrerla. “Francigena. In bici da Losanna a Siena sulle orme degli antichi pellegrini, con me stesso, fra la gente e la bellezza” è un piccolo abbecedario per l’anima, che aiuta i ricordi e le emozioni a fissarsi nel cuore. È una guida per viaggiare con lo sguardo rivolto verso il mondo, piuttosto che alla propria immagine riflessa in uno specchio.
Presenteranno il libro Gaia Tancredi e Michele Taddei, due amici ultraventennali (se dicessi quanto scoprirei la nostra età minima!), che spero proprio per questa ragione comprenderanno e perdoneranno le mie cavolate...
Visto che come dicevano i latini... mala tempora currunt, il libro non è stato stampato con il contributo di nessuno (con il rispetto massimo e ammirazione per chi li ottiene), ma solo grazie al coraggio (incoscienza?) di Luca Betti. Non ci sono sponsor o patrocinatori diretti o indiretti (con il massimo rispetto di tutti, s'intende). Sarebbe stato facile poi dire... utili in beneficenza... ma è evidente che non ce saranno. Anzi, se si arriverà a 20 euro (nostro obiettivo a 100 copie vendute), saranno devoluti in bevute con gli amici. Visto il budget.. c'entrerà tanta acqua e Gaiosello... ma come si dice... conta il gesto!



PRESENTAZIONE
“Francigena. In bici da Losanna a Siena sulle orme degli antichi pellegrini, 
con me stesso, fra la gente e la bellezza” 
di Raffaello Ginanneschi, edito da Betti Editrice.
Venerdì 16 novembre ore 18 - Salone del Libro - Siena - Via Tozzi 2 
Nei locali di Senarte (ex Nannini sotto la Camera di Commercio, di fronte ai Vigili Urbani)

Grazie a chi sarà presente e chi non ci sarà. Un abbraccio a tutti!


Ps
Alla presentazione, non seguirà buffet, venite dunque dopo aver già fatto merenda! :-)

martedì, ottobre 30

Il vecchio copto e l'antico manoscritto di Accra. Le meraviglie che solo Coehlo riesce a far vivere

Da poche ore ho finito di leggere un bel libro di Paulo Coelho, "Il manoscritto ritrovato di Accra". E' qualcosa di assolutamente diverso, ma allo stesso tempo molto simile a quello che di Paulo conosciamo a apprezziamo. Nei racconti del vecchio copto si ritrovano tantissimi particolari unici e bellissimi del modo di intendere e di leggere la vita di Coelho, molto simili anche alla mia visione di quanto ci circonda. Una parte è ovviamente dedicata alla bellezza. E' incredibile come riesca a trasformare questa parola facendola diventare un abito perfetto per qualunque cosa o persona attorno a noi. Sono sempre stato dell'idea che non esista qualcosa di oggettivamente bello o brutto per tutti. Ogni cosa, ogni oggetto, ma anche ogni persona ha un particolare, anche minuscolo, che la rende diversa da qualunque altra cosa o persona che esista. Sicuramente questo piccolo particolare sarà perfetto e speciale per qualcuno e renderà l'oggetto o la persona che lo possiede la più bella che esista, secondo il suo concetto di bellezza e di bello. E' la straordinaria bellezza che sta nella diversità di tutti gli esseri viventi e di ciò che è inanimato. Di seguito riporto una piccola parte di questo libro, quella in viene chiesto al vecchio copto cosa sia per lui la bellezza.


Il grandissimo Paulo Coehlo













"Quasi sempre ci viene detto: "Non è importante la bellezza esteriore, bensì quella interiore."
Ebbene, è una frase estremamente falsa.
Se fosse così, perché i fiori si offrirebbero così sfacciatamente al fine di attirare l'attenzione delle api?
E perché le gocce di pioggia smanierebbero per disvelare un arcobaleno quando incontrano i raggi del sole?
Semplicemente per il fatto che la natura aspira alla bellezza. Ed è soddisfatta soltanto quando essa può essere esaltata.
La bellezza esteriore è la componente visibile di quella interiore. E si manifesta attraverso la luce che promana dagli occhi di ogni individuo. Non importa che questi sia malvestito o non si conformi ai nostri canoni dell'eleganza, oppure se non cerchi di imporsi all'attenzione delle persone che lo circondano. Gli occhi sono lo specchio dell'anima e, in qualche maniera, rivelano ciò che sembra occulto.
Ma, oltre alla capacità di brillare, essi posseggono un'altra qualità: fungono da specchio sia per le doti racchiuse nell'animo sia per gli uomini e le donne che sono oggetto dei loro sguardi.
Infatti riflettono chi li sta guardando. Di conseguenza, se l'anima dell'altro sarà tetra, costui percepirà sempre la propria bruttezza. Come ogni specchio, gli occhi restituiscono il riflesso più intimo del volto che hanno davanti.
La bellezza è presente in tutte le creature. Ma si accompagna a un pericolo: come esseri umani spesso ci troviamo lontani dall'Energia Divina e, allora, ci lasciamo condizionare dal giudizio altrui.
E ci accade di negare la nostra bellezza perché gli altri non possono o non vogliono riconoscerla. Anziché accettarci per ciò che siamo, ci sforziamo di imitare coloro che si muovono intorno a noi.
Cerchiamo di essere come quelli di cui tutti dicono: "Che bello!" A poco a poco, la nostra anima comincia a deperire, la nostra volontà si infiacchisce e le nostre forze per portare la bellezza nel mondo scemano.
Arriviamo a scordarci che il vero mondo è quello al quale aspiriamo.
Cancelliamo il bagliore della luna che sprigiona dai nostri cuori e, piano piano, ci trasformiamo nella pozza che la riflette. Quando spunterà il giorno, il sole farà evaporare l'acqua - e non resterà niente.
E questo soltanto perché qualcuno ha detto: "Tu sei brutto." O qualcun altro ha affermato: "Lei è bella." Con tre semplici parole, ci hanno derubato della fiducia che nutrivamo in noi stessi.
Qualcosa che ci abbruttisce. Che ci amareggia.
In quel momento troviamo conforto in ciò che si definisce "saggezza": un coacervo di idee assemblato da tutti coloro che hanno cercato o cercano di definire il mondo, anziché rispettare il mistero della vita - un magmatico insieme nel quale confluiscono le regole, le misure, le disposizioni e i canoni assolutamente superflui che intendono stabilire un codice di comportamento.
E' una falsa saggezza che sembra perseguire lo scopo di proclamare: "Non preoccuparti della bellezza: essa è superficiale ed effimera."
Non è affatto vero. Tutti gli esseri e le cose che dimorano sotto la volta celeste - dagli uccelli alle montagne, dai fiori ai fiumi - testimoniano e riflettono la meraviglia della Creazione.
Se resisteremo alla tentazione di accettare che altri arrivino a stabilire chi siamo, allora sapremo far risplendere il sole racchiuso nella nostra anima.
L'Amore si avvicina e dice: "Non avevo mai notato la tua presenza."
E la nostra anima risponde: "Avresti dovuto mostrarti più attento, giacché io sono sempre stata qui. Per fortuna, la brezza ha dissolto il velo di polvere davanti ai tuoi occhi. Ora che mi hai veduta e riconosciuta, non andartene di nuovo, non abbandonarmi: tutti bramano la bellezza che deriva dall'Amore."
La bellezza non risiede nell'uguaglianza, bensì nella diversità. E' pressoché inimmaginabile una giraffa senza il collo lunghissimo, o un cactus senza le spine. E' l'irregolarità delle vette a rendere affascinanti e imponenti le montagne. Se la mano dell'uomo riuscisse a dare la medesima forma a quei picchi, essi non ispirerebbero considerazione e rispetto.
Ad ammaliarci e ad attrarci è proprio ciò che appare imperfetto.
Quando osserviamo un cedro, il pensiero che tutti i rami dovrebbero avere la stessa lunghezza e il medesimo diametro non ci sfiora neppure. Al limite, pensiamo: "Ecco un bell'albero forte."
Quando scorgiamo un serpente, non diciamo: "Quell'essere striscia sul terreno, mentre io cammino in posizione eretta." Al limite, pensiamo: " Anche se è una creatura inferiore, possiede una splendida pelle variopinta e un movimento sinuoso ed elegante e, forse, ha più potere di me."
Quando un cammello ci porta alla meta, dopo aver attraversato le sabbie di un deserto, è difficile che ci perdiamo in considerazioni del genere: "Ha due gobbe e una dentatura orrenda." Al limite, pensiamo: "E' degno del mio amore per l'aiuto che mi ha dato e per il fatto che si è dimostrato fedele. Senza la sua collaborazione, non potrei conoscere una parte del mondo."
Un tramonto appare sempre più bello allorché il cielo è parzialmente coperto di nuvole irregolari: soltanto così i raggi del sole possono originare gli innumerevoli colori che illuminano i sogni e i versi di un poeta.
Esseri meschini sono coloro che pensano: "Io non sono bello, perché l'Amore non ha bussato alla mia porta." In realtà, l'Amore ha bussato, ma non gli hanno aperto, giacché non si sentivano nelle condizioni di riceverlo.
Stavano disperatamente cercando di rendersi belli, anche se non era necessario - erano già pronti.
Si sforzavano di imitare gli altri, mentre l'Amore era in cerca di qualcosa di originale.
Si affacendavano per replicare le figure che animavano il mondo esterno e avevano dimenticato la Luce più intensa che si sprigionava dalla loro anima".

Paulo Coelho, da "Il manoscritto ritrovato di Accra"

giovedì, ottobre 25

I fiori della primavera sono i sogni dell’inverno


Domani dicono che tornerà il maltempo e da sabato anche il freddo. Forse anche la neve. Si chiude definitivamente (o quasi) un’estate caldissima e bellissima, senza neppure passare dall’autunno. Già molto è nostalgia. Premessa. Ho preso in prestito la frase del titolo da Kahil Gibran che dice "I fiori della primavera sono i sogni dell’inverno  raccontati, la mattina, al tavolo degli angeli", visto che si adatta in modo perfetto a questi sconclusionati pensieri mattutini, scritti alle 7, dopo aver preso il caffé, anche se non al tavolo degli angeli, ma più banalmente a casa mia. Lo scorso fine settimana ho fatto due belle pedalate nelle nostre terre, che con il sole appaiono veramente speciali, soprattutto nelle prime ore della mattina, quando una sottile nebbiolina sembra accarezzare i colli. Vorrei che il mio amico Mauro Manganelli nel suo “Tesoro di Siena” su Facebook inserisse queste bellezze, pari a quelli dei monumenti cittadini, baluardo (mi auguro immortale e non vendibile) della nostra storia. Adesso arriverà l’inverno ed il freddo, che con sé porterà tanti altri problemi, lasciando però immutata (speriamo) la speranza della ripresa e della rinascita della vita, che si prenderà una pausa per il freddo, almeno guardando le piante. Stamani sentendo alla radio le previsioni del tempo mi è venuta in mentre la canzone Aquarius del film Hair, un capolavoro che ogni tanto andrebbe rivisto. L’ho canticchiata “in silenzio” mentre mi facevo la barba. E’ carica di speranza per una rinascita del mondo, non solo dal freddo invernale, ma anche morale ed etica. Età dell’acquario e processione delle stelle. Sono abbastanza ignorante in materia e mi sono andato a vedere su Wikipedia qualcosa in proposito. Ho trovato delle parole veramente belle. Sull’età dell’acquario intendo. “Ogni era riflette le caratteristiche della costellazione di cui fa parte manifestandole a livello sociale, economico, politico, culturale e comportamentale per la Terra, ed essendo un periodo molto lungo, le caratteristiche cominciano ad aver luogo circa 70 anni dopo la data ufficiale del suo inizio. Da molto tempo si sente già parlare di "Era dell’Aquario", molto spesso riferendosi erroneamente al movimento New Age, che potrebbe considerarsi solo una conseguenza di questa Era. Tra le caratteristiche principali dell’Aquario che si ritroverebbero nell’era attuale, ci sono la solidarietà, la democrazia, la fratellanza, la ricerca di uno stile di vita nel rispetto dell’ambiente, l’umanitarismo, l’apertura di idee, e lo sviluppo di nuove tecnologie (si veda a tal proposito la rivoluzione "democratica" e "tecnologica" avvenuta e che sta avvenendo negli ultimi decenni a seguito dell'avvento del personal computer, e ancora di più, della rete internet). Allo stesso modo l’apertura mentale e senza pregiudizi vede il fallimento di vecchi schemi sociali o religiosi e delle tendenze culturali costrittive per la libertà di scelta dell'individuo. Sono tipici dell'era dell'Aquario anche la ricerca di cure alternative, omeopatia, discipline orientali e il ritorno alla meditazione come ricerca interiore di sé stessi e ribellione, intesa come anticonformismo e ricerca del nuovo. Tutte queste caratteristiche, tipiche dell'epoca attuale, portano gli astrologi a considerare imminente l'arrivo dell'era dell'Aquario”. Non ci resta che attende dunque  la primavera che riporterà caldo e sole, che da domani, dicono, si prenderà la pausa invernale.















Testo originale e traduzione della bellissima canzone Aquarius (1968) tratta dal musical "Hair". Testi di Gerome Ragni e James Rado



When the moon is in the Seventh House
and Jupiter aligns with Mars
Then peace will guide the planets
And love will steer the stars
Quando la Luna entrerà nella Settima Casa
e Giove si allineerà con Marte (1)
allora sarà la pace a guidare i pianeti
e sarà l'amore a guidare le stelle

This is the dawning of the age of Aquarius
The age of Aquarius
Aquarius!
Aquarius!
Sta iniziando l'era dell'Acquario
l'era dell'Acquario
Acquario! Acquario!

Harmony and understanding
Sympathy and trust abounding
No more falsehoods or derisions
Golden living dreams of visions
Mystic crystal revelation
And the mind's true liberation
Aquarius!
Aquarius!
Ci saranno in abbondanza armonia e comprensione
tolleranza e verità
non più ipocrisia e scherno.
I nostri sogni e i nostri ideali diventeranno reali
Una rivelazione mistica, limpida come il cristallo
ed una vera liberazione della mente.
Acquario! Acquario!

When the moon is in the Seventh House
and Jupiter aligns with Mars
Then peace will guide the planets
And love will steer the stars
Quando la Luna entrerà nella Settima Casa
e Giove si allineerà con Marte
allora sarà la pace a guidare i pianeti
e sarà l'amore a guidare le stelle

This is the dawning of the age of Aquarius
The age of Aquarius
Aquarius!
Aquarius!
Sta iniziando l'era dell'Acquario
l'era dell'Acquario
Acquario! Acquario!

As our hearts go beating through the night
We dance unto the dawn of day
To be the bearers of the water
Our light will lead the way
Mentre i nostri cuori battono per tutta la notte
noi balliamo fino al sorgere del giorno
per essere i portatori dell'acqua
la nostra luce indicherà la via

We are the spirit of the age of Aquarius
The age of Aquarius
Aquarius!
Aquarius!
Noi siamo l'energia interna dell'era dell'Acquario
l'era dell'Acquario
Acquario! Acquario!

Harmony and understanding
Sympathy and trust abounding
Angelic illumination
Rising fiery constellation
Travelling our starry courses
Guided by the cosmic forces
Oh, care for us; Aquarius
Ci saranno in abbondanza armonia e comprensione
tolleranza e verità
non più ipocrisia e scherno.
Una pura illuminazione
sorgerà fiammeggiante tra le costellazioni
viaggiando lungo le nostre rotte tra le stelle
guidata da forze cosmiche.
Oh, abbi cura di noi, Acquario

Let the sunshine
Let the sunshine in
The sunshine in
Fai entrare la luce del sole splendente 
Fai entrare la luce del sole splendente
La luce del sole splendente

Let the sunshine
Let the sunshine in
The sunshine in
Fai entrare la luce del sole splendente
Fai entrare la luce del sole splendente
La luce del sole splendente

Let the sunshine
Let the sunshine in
The sunshine in
Fai entrare la luce del sole splendente
Fai entrare la luce del sole splendente
La luce del sole splendente


domenica, settembre 16

La speranza è un'abitudine

Alle volte mi chiedo se la bellezza abbia una casa, un indirizzo, sperando che sia più semplice scoprirla, trovarla, magari andando a suonare il suo campanello. Uno dei dubbi che ho sempre avuto è se questo indirizzo abbia una dimensione temporale o spaziale. La differenza è molto grande. In ogni caso è ugualmente intangibile e si presenta agli occhi quando meno te lo aspetti. Forse dentro ognuno di noi c’è una chiave di volta per trovarla, un piccolo insieme di infinti numeri che mescolati insieme e gettati su un tavolo come dadi ci possono dare la mappa e la strada verso la bellezza. E’ nostra facoltà seguirla o prenderne altre, più semplici. Anche se si ignora ogni tanto si palesa qualche segnale, fatto di nostalgia, immagini o sogni verso il futuro. La bellezza è più forte di ogni cosa e improvvisamente ti compare davanti agli occhi o nella mente a ricordarti di quale materia sia fatta realmente la tua anima. Ieri ho riletto la storia di Luigi Tenco, un uomo con una sensibilità speciale che il 27 gennaio del 1967 decise di fermare per sempre la sua voce, ugualmente speciale. La vita è strana, terribile e bellissima allo stesso tempo. La canzone sotto descrive bene la sua ricerca. Sotto ancora c'è un altro testo, Meraviglioso dei Negramaro (oggi) ma cantata nel 1968 dal grande Modugno, come mi ha ricordato l'amico Leonardo. Che ognuno getti i dadi e trovi la sua strada.

Un giorno dopo l’altro
Un giorno dopo l'altro
il tempo se ne va
le strade sempre uguali,
le stesse case.
Un giorno dopo l'altro
e tutto è come prima
un passo dopo l'altro,
la stessa vita.
E gli occhi intorno cercano
quell'avvenire che avevano sognato
ma i sogni sono ancora sogni
e l'avvenire è ormai quasi passato.
Un giorno dopo l'altro
la vita se ne va
domani sarà un giorno uguale a ieri.
La nave ha già lasciato il porto
e dalla riva sembra un punto lontano
qualcuno anche questa sera
torna deluso a casa piano piano.
Un giorno dopo l'altro
la vita se ne va
e la speranza ormai è un'abitudine.




Meraviglioso 
E' vero
credetemi è accaduto
di notte su di un ponte
guardando l'acqua scura
con la dannata voglia
di fare un tuffo giù uh
D'un tratto
qualcuno alle mie spalle
forse un angelo
vestito da passante
mi portò via dicendomi
Così ih:
Meraviglioso
ma come non ti accorgi
di quanto il mondo sia
meraviglioso
Meraviglioso
perfino il tuo dolore
potrà apparire poi
meraviglioso
Ma guarda intorno a te
che doni ti hanno fatto:
ti hanno inventato
il mare eh!
Tu dici non ho niente
Ti sembra niente il sole!
La vita
l'amore
Meraviglioso
il bene di una donna
che ama solo te
meraviglioso
La luce di un mattino
l'abbraccio di un amico
il viso di un bambino
meraviglioso
meraviglioso…
ah!…
La notte era finita
e ti sentivo ancora
Sapore della vita
Meraviglioso
Meraviglioso....
meraviglioso
il bene di una donna
che ama solo te
meraviglioso
La notte ora finita
e ti sentivo ancora
l'amore della vita
Meraviglioso
Meraviglioso...


domenica, agosto 5

Tappa finale, il ritorno a casa

Sono tornato a casa, la seconda fase del viaggio è terminata. La prima è stata quando ho iniziato a pensarlo, la successiva è stata il momento di partire, la terza, quella che verrà, sarà il momento della riflessione, per capire cosa abbia rappresentato realmente questo “navigare” dalle Alpi a Piazza del Campo sulle orme dell’antica via Francigena. Ieri è stata l’ennesima giornata particolare, piena di bianco e nero, in cui è stato vero tutto, ma anche tutto il contrario. Mi sono svegliato in campeggio di buon ora, riposto la tenda nelle borse ed uscito immediatamente, senza neppure fare colazione, prendendo il chilometrico stradone che va lungo il mare dall’inizio della Toscana fino a Pietrasanta (almeno questa è la parte che ho fatto io). 
E’ un autentica galleria di vita, un cinema a cielo aperto in cui scorre tutta l’umanità, dall’anziano con l’accompagnatore a “fare due passi con il fresco”, passando per coloro che già lavorano, dai fornitori dei bar, fino agli operatori che ritirano la spazzatura e puliscono la strada. Ovviamente c'è tanta gente che corre ed anche in questo caso è presente tutto l’arco costituzionale dell’umanità. Dal tonicissimo 25enne con la canottiera bene aderente per far vedere i muscoli, fino alle signore di mezza età che “camminano svelte”. I più coreografici sono quelli che si ostinano a portare il giubbetto di nylon a carne nonostante i 30 gradi e nonostante ogni rivista nel mondo, forse anche Famiglia Cristiana, dica, usando una metafora, che sia una bella cazzata indossarlo. “Mi trovo bene così, così ho sempre corso”, dicono fieri. Anche se arrivassero il Dottor House e l’olimpionico di maratona Baldini a dirgli che gli fa male, che perde solo acqua, andrebbe avanti per la sua strada. In verità non è che è abituato così, ma è solo uno che pensa di dimagrire in extremis, giusto un’ora prima di tornare in spiaggia, magari smaltendo la cena precedente. Immancabili centinaia di ciclisti con bici veramente bellissime. E’ uno spettacolo vedere quanti ce ne sono. E’ durata circa mezz’ora questa sfilata, interrotta solo dalla vista del porto di Carrara, con i pezzi di marmo pronti ad essere imbarcati e simbolo del lavoro e del sacrificio ed allo stesso tempo della meravigliosa anarchia dei carrarini del tempo che fu. A Pietrasanta sono uscito per fare colazione e per prendere la retta via verso quella che doveva essere la fermata di tappa prevista, ovvero San Miniato o Montaione. Salendo sui colli che osservano dall'alto la Versilia si gode uno spettacolo veramente speciale, unico, mai visto, almeno per quello che mi riguarda. Mi ha colpito la statua di Giorgio Gaber sul Montemagno, una mezza montagnetta veramente speciale, un autentico tempio della bicicletta, dove il grande cantante e poeta ha passato gli ultimi giorni del suo dolore . 
Poco dopo ho incrociato un gruppetto di simpatici ciclisti calmi, quasi tutti soprappeso, a parte uno, tutti con bici bellissime. Abbiamo parlato molto dei viaggi. In particolare un simpatico baffone mi ha chiesto informazioni sul viaggio con le borse, cosa significhi, perché si parta e così via. Al termine delle mie parole mi ha detto: “Lo immaginavo, è quello che voglio fare anche io, presto partirò, devo provare”. Da questo punto di vista, perdonatemi la presunzione, sono uno spot vivente: età non più verdissima (44 anni portati benissimo!), pancetta sempre presente (diventa panciona durante l’inverno) ed una bici normale, spaziale solo per me. E via, pedaliamo ancora. 
Era previsto che mi fermassi dopo solo una settantina di chilometri da dove mi trovavo, ma erano appena le dieci. Ho scelto dunque di fare tutti i sentierini della Francigena, anche qualcuno sterrato. Vi dico la verità, sono percorsi veramente belli. Continui saliscendi fra gli alberi, strade praticamente senza traffico, qualche strabello a sterro e così via. Devo dire che in Toscana la Francigena è tracciata benissimo, dall’inizio del Piemonte in poi è così. 
E’ stato fatto un ottimo lavoro, devo dirlo in tutta sincerità. La vista di Lucca mi ha tolto invece l’anima. Da lontano un lungo stradone pieno di auto. Meglio dunque virare verso destra e “perdermi” nelle collinette che circondano il valdarno. Credo che alla fine ho fatto circa 1500 metri di dislivello! Un continuo salire e scendere, con paesi che alle 11 erano già praticamente deserti, complice ovviamente un caldo atroce. Mi sono concesso un bel pranzetto a Fucecchio, nel bar fuori la pista dove si corre il locale palio e che adesso è la sede di quella che un tempo era la Festa dell’Unità. Due panini con il prosciutto e soprattutto una Moretti da 0,66 freddissima e meravigliosa. Visto che il bar aveva una dolce aria condizionata mi sono messo a sedere nelle sedie fuori sorseggiando con calma un caffé, giusto per riprendere confidenza con i 40 gradi del Valdarno. Ma andiamo avanti, seguendo l’itinerario francigeno, che prevedeva altre decine di saliscendi e piccoli paesi veramente belli da vedere. Mi ha colpito San Miniato Alto, che come dice il nome, è in punta ad un colle con due, tre chilometri di salita durissima. In un'erta anche la bici ha leggermente “mollato” la presa. Il deragliatore e la catena hanno smesso di essere una coppia felice e per cambiare le tre corone “davanti” dovevo farlo a mano (fino a Siena). Dovrò portare dal dottore la “Mitica”. Non è il nome della mia bici, visto che la bicicletta si chiama solo.. bicicletta, ma semplicemente il soprannome che gli ho dato in questo viaggio. Arrivare dalle parti di Montaione è stato abbastanza veloce, anche se faticoso a causa del gran caldo. Arrivato là il posto mi piaceva veramente poco, non lo sentivo “casa mia” come deve essere ogni posto dove scelgo di dormire. Scendo verso Castelfiorentino, poi Certaldo. Una tristezza infinita. Nessuno in giro, un albergo o due veramente squallidi, ostello della gioventù impraticabile, campeggio pessimo dal mio punto di vista. Mi è iniziata a balenare in testa la possibilità di tornare a Siena direttamente sabato sera. Mi sono reso conto all’improvviso che mi mancavano le persone a cui voglio bene, mi mancava la mia città, che amo in modo profondo. Le gambe erano già molto dure per il gran caldo, complici anche i colli “scalati” nel Valdarno ed i chilometri percorsi,  già circa 120. La testa girava male, ero inquieto, non sapevo cosa fare. Ad un certo punto mi sono detto di girare la bici verso Poggibonsi e provare a tornare a casa, male che vada avrei dormito là, dal mitico Alcide. Di farmi venire a prendere non se ne parlava nemmeno. Treno? Non scherziamo. A Siena dovevo arrivare in bici con le mie gambe, nulla di più, nulla di meno. Volevo e potevo farcela. 
Era necessario che la testa iniziasse ad ascoltare il cuore e soprattutto ignorasse i messaggi che arrivavano dalle gambe. Iniziava la fase in cui dovevo confrontarmi con me stesso ed i miei limiti, cercando di spostarli più avanti, alzare l'asticella di quello che posso fare. Guardo le due borracce. Quella con i sali è piena per un quarto. Devo berli fra una mezz’ora, passato Poggibonsi, affinché mi diano energie subito. Guardo la scorta del cibo e trovo due confezioni di biscotti integrali salati. Quelli devo mangiarli subito, perché se arriverò a Siena, fra tre ore, saranno la fonte di energia da Staggia in poi. Mi era rimasto anche un vasetto di miele da 30 grammi. Quello doveva essere mangiato appena uscito da Poggibonsi. 
Era fondamentale programmare le energie, lavorare con la testa, ignorare le gambe dolentissime che dovevano solo eseguire i messaggi del “cuore” e della “testa”, senza lamentarsi troppo. Fin che stavo sulla sella nessun problema, ma appena mi alzavo sui pedali sembrava quasi che decine di spilli mi trafiggessero i muscoli. Dovevo farcela a portare me stesso e 40 kg fra bici e bagagli a casa, dovevo arrivare e basta. Ho programmato di fare le telefonate di rito alle persone care, per dire loro che sarei tornato la sera stessa. Parlare con loro mi avrebbe dato energie e soprattutto avrebbe impedito alle gambe di mandare messaggi alla testa. Il passare dei chilometri è stato più forza di volontà che altro. Avevo la ferma determinazione ad arrivare. Nessun subordine, nessuno stop, nessuna mezza misura. Passano i chilometri ed il litro d’acqua bevuto prima di Poggibonsi era già evaporato in forma di sudore. Adesso c’era la fontana davanti al Bar dell’Orso a Monteriggioni. Cinque minuti per lavarmi, bagnarmi per bene il cappello, braccia e gambe, quindi ripartire. Sarebbero stati chilometri duri, ma dovevo farcela ad andare avanti. Chi va in bici sa bene che la salitella che porta alla Tognazza, quando viene fatta a fine giornata, è sempre durissima. 
Passata quella di pura rabbia ed adrenalina mi sono reso conto che ce l’avevo fatta. Niente più paura di non arrivare, magari per la fatica, problema alla bici o incidente con un auto o un camion, la mia vera grande paura di questi giorni e fonte di grandissima attenzione. Mancavano solo 300 metri al Braccio. Ho riacceso il cellulare ed ho messo un messaggio su Facebook. Era l’ultimo trucco per non fare “parlare” le gambe con il resto del corpo. Doveva comandare la mente ed il “cuore” inteso come fonte di generosità estrema. 
Alla Tognazza mi sono girato, non avevo nessuno dietro e mi sono messo a scrivere mentre pedalavo, alla rotonda del Braccio ho fatto lo stesso gesto, mi sono girato, prima di spingere “invio” sul messaggio del social network. Non avevo nessuno dietro, ero arrivato. 
Ci sarebbe stata solo discesa fino a casa e nessuna macchina mi avrebbe potuto colpire. Mi sono sentito forte ed anche un poco orgoglioso, avevo un'armatura al posto della pelle. Spero che gli insegnamenti che hanno avuto “testa e cuore” in questi giorni mi possano essere utili nella vita di tutti i giorni. 
Non si viaggia solo per vedere posti nuovi, ma per tornare persone migliori. Essere migliore con le persone a cui voglio bene, con la mia famiglia, la mia compagna, i miei amici, ma anche nel mio lavoro e nella vita di tutti i giorni. Tornando dal Cammino di Santiago, fatto da solo qualche anno fa, credo di essere cambiato. Quello che mi avrà lasciato la Francigena lo capirò fra qualche settimana. Il viaggio deve infatti “decantare”. E’ necessario il giusto tempo per metabolizzare panorami, emozioni e pensieri e capire cosa abbiano significato per me i momenti di debolezza, quelli di forza, al pari dell’allegria o tristezza. 
Arrivato in viale Bracci ho sentito il clacson di uno scooter suonare. Era Karina (la mia compagna speciale) che mi aveva visto e mi stava venendo incontro per salutarmi. Mi sono piaciuti molto gli occhi con cui mi ha guardato, più significativi di ogni parola che da lì a poco avrebbe potuto dirmi. Anche se fosse stata in silenzio nelle ore successive avrei capito perfettamente quello che ha provato a rivedermi. E’ stato bello (spero!) per lei, bellissimo per me. 
Da donna amante dei piaceri della vita in casa aveva già preparato una bellissima cena di pesce, con prosecco già in frigo. Grande! Poco dopo sono arrivati i miei genitori. Partendo non avevo detto loro dove sarei andato con precisione, né tanto meno che sarei stato da solo. Non serviva a nulla farli preoccupare. Lo hanno saputo quasi alla fine del viaggio, quando la mia amica Gaia mi ha scritto una bellissima “lettera” sul Corriere di Siena. E’ una grande e la ringrazio molto di quanto mi è stata vicina, così come il dissacrante Roberto. Non sapevo i contenuti di quello che avrebbe scritto, ma la sera parlando con i miei gli dissi quello che stavo facendo. Adesso è domenica, sono tornato a casa. Il viaggio ancora non ha iniziato a “decantare”. Ci vorrà ancora del tempo. Andiamo avanti, sempre!


















La canzone di oggi è “A Te” di Jovanotti, un grandissimo appassionato di viaggi in bici. Mi piace moltissimo ed il minimo ringraziamento per chi mi è stato vicino, per tutte le persone che mi sono mancate, per tutti coloro che hanno letto questi sgrammaticati appunti di viaggio e per la mia città, il posto più bello del mondo, come mi ha scritto il mio amico Riccardo.

A Te
di Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti

A te che sei l'unica al mondo
L'unica ragione per arrivare fino in fondo
Ad ogni mio respiro
Quando ti guardo
Dopo un giorno pieno di parole
Senza che tu mi dica niente
Tutto si fa chiaro
A te che mi hai trovato
All' angolo coi pugni chiusi
Con le mie spalle contro il muro
Pronto a difendermi
Con gli occhi bassi
Stavo in fila
Con i disillusi
Tu mi hai raccolto come un gatto
E mi hai portato con te
A te io canto una canzone
Perché non ho altro
Niente di meglio da offrirti
Di tutto quello che ho
Prendi il mio tempo
E la magia
Che con un solo salto
Ci fa volare dentro all'aria
Come bollicine
A te che sei
Semplicemente sei
Sostanza dei giorni miei
Sostanza dei giorni miei
A te che sei il mio grande amore
Ed il mio amore grande
A te che hai preso la mia vita
E ne hai fatto molto di più
A te che hai dato senso al tempo
Senza misurarlo
A te che sei il mio amore grande
Ed il mio grande amore
A te che io
Ti ho visto piangere nella mia mano
Fragile che potevo ucciderti
Stringendoti un po'
E poi ti ho visto
Con la forza di un aeroplano
Prendere in mano la tua vita
E trascinarla in salvo
A te che mi hai insegnato i sogni
E l'arte dell'avventura
A te che credi nel coraggio
E anche nella paura
A te che sei la miglior cosa
Che mi sia successa
A te che cambi tutti i giorni
E resti sempre la stessa
A te che sei
Semplicemente sei
Sostanza dei giorni miei
Sostanza dei sogni miei
A te che sei
Essenzialmente sei
Sostanza dei sogni miei
Sostanza dei giorni miei
A te che non ti piaci mai
E sei una meraviglia
Le forze della natura si concentrano in te
Che sei una roccia sei una pianta sei un uragano
Sei l'orizzonte che mi accoglie quando mi allontano
A te che sei l'unica amica
Che io posso avere
L'unico amore che vorrei
Se io non ti avessi con me
a te che hai reso la mia vita bella da morire, che riesci a render la fatica un immenso piacere,
a te che sei il mio grande amore ed il mio amore grande,
a te che hai preso la mia vita e ne hai fatto molto di più,
a te che hai dato senso al tempo senza misurarlo,
a te che sei il mio amore grande ed il mio grande amore,
a te che sei, semplicemente sei, sostanza dei giorni miei, sostanza dei sogni miei...
e a te che sei, semplicemente sei, compagna dei giorni miei...sostanza dei sogni...

venerdì, agosto 3

Tappa 5 - Dalla Cisa alla costa con incontri bellissimi

E anche la Cisa è passata, adesso rimane solo una parte di Toscana da fare. Non è poco, visto che come direbbe il mio amico Stefano, la nostra regione è lunga, larga e anche al di là del mare. Oggi sono arrivato in Versilia, con una piccola deviazione da Sarzana per arrivare a toccare il mare a Marina di Carrara. Adesso sono dentro la tendina in campeggio, pc sulle gambe assieme ai 118 km percorsi in qualcosa in più di otto ore pedalate oggi con un bel dislivello nel mezzo. E’ stata proprio una bella traversata, che mi ha consentito di vedere posti nuovi e di conoscere persone molto belle. Ho iniziato con un piccolo guasto tecnico a Fornovo. Mentre provavo la bici (cosa da fare sempre prima di partire), mi è uscita la catena e si è incastrata nel deragliatore della moltiplica. Che bellezza! Cinque minuti e le mani nere come quelle del Rosso dei Pispini (bravissimo meccanico) e sono stato in grado di ripartire. Una donnina mi ha guardato senza dire parola. Avrà avuto più di ottanta anni e sarebbe stato fenomenale se mi avesse chiesto: “Serve una mano?”, la mia autostima sarebbe calata sotto zero. Non ho capito cosa facesse, senza fare nulla, su una panchina a Fornovo di Taro la mattina alle sette. Mah, forse prendeva il fresco, sicuramente faceva un bel pacco di cavoli suoi!  La bici è ok, dunque ripartiamo. Le pendici dell’Appennino sono veramente belle di buon ora. Unico difetto il “profumo” di maiali che arriva fin quassù. Forse sarà stata la vendetta del post di ieri, palesemente anti maiali padani, ma per almeno due ore il loro olezzo mi ha seguito. Solo a quel punto (erano finiti i campi ed iniziavano i castagni) ho capito che non era una specie di maledizione di Montezzuma a perseguitarmi, ma bensì era il loro letame usato come concime. Grande Lello, ci sono volute due ore per capirlo. Potevo fare meglio, forse. La strada che porta alla Cisa da Fornovo (passando per le strade francigene) è circa 40 km, quasi tutti in dolce salita con qualche piccola discesa giusto per spulire le gambe. Il primo incontro molto bello è stato con una coppia sulla settantina. Erano due camminatori sulla Francigena ed in salita (molto ripida), andavano quanto me in bici (vi ricordo che non sono atleta ma impiegato buzzicone). Al termine è stato inevitabile conoscersi, direi con piacere. Si chiamano Paolo e Carla ed hanno insegnato fino a qualche anno fa all’Università di Bologna. Da qualche tempo hanno deciso di girare tutte le estati a piedi per l’Europa, mentre d’inverno si limitano a fare i nonni arzilli con i nipoti. Hanno camminato verso Santiago ed anche sul Cammino del Nord, sempre in Spagna, poi i fari della Francia e le coste inglesi. Abbiamo parlato quasi mezz’ora, complice anche una fontanina naturale di acqua freschissima, che alle 10 con più di 30 gradi fa sempre piacere. Arrivato al paesino di Cassio ho trovato un gruppo di Borgomanero che faceva la Francigena in bici. Hanno il pulmino al seguito ed arriveranno a Siena martedì, hanno detto. Non avendo le borse, hanno provato al alzare la mia bici... per vedere l’effetto che fa (Jannacci cit.), ma i 40 kg della “creatura” si spostano male! Mi hanno chiesto quanto ero “atleta serio”. La risposta è stata ovvia: “Fin quando non arrivo a tavola sono perfetto!”. Ci siamo fatti una bella risata e quindi abbiamo parlato di basket, visto che un paio di loro erano grandi appassionati. La pallacanestro mi porterebbe via giornate intere di parole, meglio ripartire, al Passo della Cisa c’era ancora due ore di pedalata. Al passo sono arrivati anche loro, proprio mentre stavo mangiando un panino con il prosciutto. Loro hanno preferito la polenta! E bravi!. Al passo ho conosciuto una persona fantastica. Era con la moglie e la figlia. Si chiama Pierre ed è francese, pur parlando benissimo l’italiano. Gli ho chiesto di farmi una foto e da lì è partita la nostra piccola amicizia di più di mezz’ora. Pierre è un imprenditore edile, che per sua fortuna non sta sentendo la crisi. Vive a Parigi ed ha rilevato l’azienda da suo padre, morto proprio in un cantiere, per un errore di un suo collaboratore, che peraltro lavora ancora con Pierre. Le sue mani erano quelle di chi sta poco in ufficio e molto in cantiere. “Mio padre mi ha sempre detto che non avrei mai potuto dirigere l’azienda se prima non fossi stato un bravo muratore”, ha sottolineato Pierre. Adesso stava girando l’Italia in modo lento. Passerà anche lui da Siena, ma non sapeva quando. Forse prenderemo un caffè insieme. Per lui era importante conoscere le persone, oltre ai monumenti, condividere anche la cultura della sua moglie, italiana di Roma. In questi casi il tempo è sempre tiranno e presto sono dovuto ripartire verso la valle. Dopo circa 300 metri sono tornato indietro. Volevo andare a vedere la piccola chiesetta sul passo, sentivo che dovevo farlo. C’era da vedere la maglia rosa di Adorni del 1965. Entrato dentro mi hanno però colpito altre due piccole cose. Per prima la foto di Papa Wojtila, un uomo (un Santo per i credenti), venerato ovunque nel mondo, poi un piccolo biglietto lasciato da una mamma, che chiedeva salute per suo figlio. Era veramente toccante nella sua semplicità. Ma torniamo alla discesa dalla Cisa. I panorami sono veramente belli, anche se gli altissimi alberi li nascondono molto bene. In discesa mi ha chiamato il mio amico Sandro, che aveva letto questi nostri racconti. Mi ha fatto piacere sentirlo. Adesso come detto sono a Marina di Carrara. Per non entrare nelle grinfie degli albergatori mi sono fermato in campeggio con la tenda, ma sorpresona… ben 32 euri per la semplice piazzola! Poi dice che c’è la crisi… Per forza! Ancora arrabbiato per il salasso sono andato a farmi la doccia, dopo aver montato la tenda, non senza difficoltà. Al primo “rocchio” l’acqua era tiepida e mi sono insaponato alla grande. Al momento di sciacquarmi l’acqua era sempre più fredda e non c’era neppure la regolazione. Avevo scelto da doccia fredda! Per cinque minuti di risciacqui ho patito un freddo cane. L’unica consolazione era maledire quel brutto ceffo che era alla reception, che alla domanda: “32 Euroni? Ma no le sembra un poco troppo?”, la risposta è stata disarmante: “Noi facciamo così, prendere o lasciare”. E bravo il reuccio del campeggio! Non ci rivedremo più, sicuro! Ora sono dentro la mia tenda da bici, nel senso che piegata la posso portare sopra le borse sul portapacchi. Mi sono fatto alcune grandi certezze passeggiando per il camping. Gli italiani non sono un popolo di santi e di navigatori ma di ingegneri campeggiatori! L’unica tenda con qualche piega nel telo e la mia. Le altre sembrano perfette, addirittura sembrano dei mini appartamenti! Frequento i campeggi solo in caso di necessità, ma veramente ti fanno uscire complessato dalla passeggiata pre cena! Nel frattempo ho comperato due etti di prosciutto, ciaccino, pane ed un birrone e prima che si freddi e bene che inizi il fiero pasto. Per dolce avrò una specie di vasetto di Ovomaltina, quelli tipo la Nutella o le marmellatine degli alberghi. Lo avevo cortesemente fregato in Svizzera, senza commettere reato, visto che era una colazione a buffet. Mangiare dopo tre giorni la refurtiva svizzera è una specie di rivincita sociale, tipo Nino Manfredi in “Caffè express” quando segna l’Italia ed esulta nel bar svizzero. Peraltro di Ovomaltina tascabili ne avevo fregate due e la prima era sublime! Domani vorrei arrivare vicino a Siena, ad una settantina, ottanta chilometri per poter essere a pranzo nella mia citta. Mi manca la mia famiglia, la mia nipote Costanza (mi deve raccontare del nuovo skateboard) ed ovviamente la mia compagna Karina, oltre a tutti i miei amici. Chissà come staranno le piante di pomodori? Saranno maturi? E Michelle, il quadrupede di Karina, avrà sofferto tanto il caldo? Ecco questa è una delle domande a cui vorrei presto avere una risposta. Un abbraccio a tutti!

Ps. Come sempre non rileggo nulla, perdonatemi gli errori!

Le foto di oggi sono Lellone alla Cisa e Lellone con il gruppone di Borgomanero.
































La canzone di oggi è "Immgine” di John Lennon. L’ho canticchiata spesso oggi.


Imagine

Imagine there's no heaven
It's easy if you try
No hell below us
Above us only sky
Imagine all the people
Living for today...
Imagine there's no countries
It isn't hard to do
Nothing to kill or die for
And no religion too
Imagine all the people
Living life in peace...
You may say I'm a dreamer
But I'm not the only one
I hope someday you'll join us
And the world will be as one
Imagine no possessions
I wonder if you can
No need for greed or hunger
A brotherhood of man
Imagine all the people
Sharing all the world...
You may say I'm a dreamer
But I'm not the only one
I hope someday you'll join us
And the world will live as one
Immagina
Immagina non ci sia il Paradiso
prova, è facile
Nessun inferno sotto i piedi
Sopra di noi solo il Cielo
Immagina che la gente
viva al presente...
Immagina non ci siano paesi
non è difficile
Niente per cui uccidere e morire
e nessuna religione
Immagina che tutti
vivano la loro vita in pace...
Puoi dire che sono un sognatore
ma non sono il solo
Spero che ti unirai anche tu un giorno
e che il mondo diventi uno
Immagina un mondo senza possessi
mi chiedo se ci riesci
senza necessità di avidità o fame
La fratellanza tra gli uomini
Immagina tutta le gente
condividere il mondo intero...
Puoi dire che sono un sognatore
ma non sono il solo
Spero che ti unirai anche tu un giorno
e che il mondo diventi uno.