martedì, maggio 29

Don Ivan e la bellezza che vive nei Valori

Per natura sono poco propenso ad avere forte ammirazione per l’apparato eclesiastico, essendo convinto della facoltà che ogni Uomo debba avere di ricercare la Verità, senza che questa venga calata dall’alto attraverso mediatori umani e come tali fallaci. Fatta questa premessa, un poco dissacrante (mi considero comunque un cattolico), mi sono commosso sentendo in tv pochi minuti fa la storia di Don Ivan, sacerdote morto per salvare la statua della Madonna dentro la sua Chiesa. Provoca sempre un colpo al cuore sentire la storia di Uomini che muoiono mentre testimoniano i Valori in cui credono. Don Ivan, parroco emiliano, ha un nome quasi russo, comunista, ma in terra di Peppone e Don Camillo aveva scelto la strada della chiesa e di Dio. E’ morto, forse senza pensare, mentre faceva quello che i suoi valori imponevano alla sua anima. Forse non ha neppure pensato alle conseguenze, né alla morte che lo stava attendendo. Don Ivan cadendo dentro alla sua chiesa ha lasciato un messaggio fortissimo, non rendendo vano il suo passaggio su questa terra. Dobbiamo ripartire dai nostri Valori. E’ vero, il terremoto e la crisi economica stanno mettendo in ginocchio la nostra Italia, ma proprio per questo dobbiamo ripartire dai Valori, dai punti fermi della nostra vita, proprio come ha fatto Don Ivan, indicandoci la strada, correndo a salvare la Statua che rappresentava i suoi Valori mentre imperversava il terremoto e la terra tremava. Sono assolutamente ottimista per il futuro, sono certo che ce la potremo fare, se tutti saremo come Don Ivan, gettando il cuore oltre l’ostacolo, senza farci condizionare troppo dalle conseguenze. La bella Italia, gli uomini e le donne che sono nati o hanno scelto di abitare qua, ce la faranno, ce la faremo, tutti insieme, riprendendo a camminare veloci, poi a correre, prendendo in braccio gli ultimi, se cammineranno troppo lenti, senza abbandonare nessuno, neppure una statua dentro ad una chiesa, proprio come Don Ivan, sacerdote emiliano che non è morto invano dentro alla sua Casa.
Ovviamente non lo conoscenvo, ma è bello ricordarlo con le parole di una canzone del poeta della via Emilia, Guccini… 

Lunga e diritta correva la strada
L'auto veloce correva
La dolce estate era già cominciata
Vicino lui sorrideva
Vicino lui sorrideva.
Forte la mano teneva il volante
Forte il motore cantava
Non lo sapevi che c'era la morte
Quel giorno che ti aspettava
Quel giorno che ti aspettava
Non lo sapevi ma cosa hai provato
Quando la strada è impazzita
Quando la macchina è uscita di lato
E sopra un'altra è finita
E sopra un'altra è finita.
Non lo sapevi ma cosa hai sentito
Quando lo schianto ti ha uccisa
Quando anche il cielo di sopra è crollato
Quando la vita è fuggita
Quando la vita è fuggita.
Vorrei sapere a cosa è servito
Vivere, amare, soffrire
Spendere tutti i tuoi giorni passati
Se così presto hai dovuto partire
Se presto hai dovuto partire.
Voglio però ricordarti com'eri
Pensare che ancora vivi
Voglio pensare che ancora mi ascolti
E come allora sorridi
Che come allora sorridi 



mercoledì, maggio 16

Bacio, vita e bellezza, con Lila Azam Zanganeh, Catullo e Jovanotti

Il bacio e la passione sono componenti essenziali nella costruzione del concetto di bellezza in ciascuno di noi. Solo baciando la persona alla quale vuoi bene la conosci veramente, così come solo baciando metaforicamente un panorama, una strada, la bici, una montagna o il mare, riesci ad entrarci in simbiosi, diventando una cosa sola. Anche da questo percorso può nascere amore e di conseguenza bellezza, la vita, nella sua trasformazione finale e come tale eterna. Mi hanno colpito molto le parole di Lila Azam Zanganeh, giornalista e scrittrice iraniana pronunciate tempo fa nella trasmissione di Fazio “Quello che (non) ho”. Sono molto belle e le ho trascritte.

"Bacio è un punto di vista nel paese di origine dei miei genitori. Baciarsi è un reato. Secondo lo scrittore russo Vladimir Nabokov invece è un sogno di felicità persino più erotico del sesso. Il bacio è un punto di vista. Qualche anno fa ho chiesto al celebre regista Kiarostami perché mai si ostinasse a vivere in Iran dove è stato accusato di pornografia solo per aver mostrato in un filmina ragazza che munge una vacca. In Iran la legge islamica vieta finache l’atto di baciarsi. Abbas Kiarostami mi ha detto che lui non sente alcun bisogno o desiderio di mostrare un bacio. E’ roba che va bene per Hollywood: “Insomma ha mai visto o sperimentato un bacio così? Non c’è mai una visione ravvicinata, grandangolare del bacio, perché quando baci gli occhi sono chiusi” Il problema è che a me gli occhi piace aprirli bene ed ogni volta che lo faccio, per sbirciare di soppiatto, non vista, il volto di chi bacio, con grande stupore, lo trovo mutato. Così mi sono sempre chiesta in che modo cambi il mio. Ma non potrò mai saperlo, perché nessuno lo saprà mai, se non chi mi bacia. Apro e chiudo gli occhi di continuo, per una frazione di secondo, per guardare se anche chi bacio ha gli occhi aperti. Ma in verità preferisco l’ebbrezza di non essere guardata, sono io la spia".

Lila Azam Zanganeh, giornalista e scrittrice iraniana

La descrizione del bacio è eterna, perché ad ogni latitudine del tempo ha provocato sempre le medesime emozioni. Non conta nulla dunque, se non il bacio. Ce lo ricorda anche Catullo, che con la sua dolcezza libera il bacio anche dalle ristrettezze che sono dentro alle personali scelte sessuali, donandogli l’universalità e l'eternità che è insita nella sua stessa natura.

Dammi mille baci

di C. Valerio Catullo, Carme V

Viviamo, mia Lesbia, e amiamo
e ogni mormorio perfido dei vecchi
valga per noi la più vile moneta.
Il giorno può morire e poi risorgere,
ma quando muore il nostro breve giorno,
una notte infinita dormiremo.
Tu dammi mille baci, e quindi cento,
poi dammene altri mille, e quindi cento,
quindi mille continui, e quindi cento.
E quando poi saranno mille e mille
nasconderemo il loro vero numero,
che non getti il malocchio l’invidioso
per un numero di baci così alto.

(traduzione di Salvatore Quasimodo)


Molto più spesso il bacio è nostalgia, per l’ultimo mai dato o per il primo che mai è stato dato o concesso. Belle le parole di Carmen Consoli, nel suo “Ultimo bacio” che meglio di me, con la sua poesia, descrive la bellezza nella sofferenza dell’ultimo saluto. Più belle ancora le parole di Jovanotti, un grandissimo, con la sua “Baciami ancora”, che racchiude ottimismo e nostalgia, sicuramente eternità.

Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti

Baciami ancora

Un bellissimo spreco di tempo
un'impresa impossibile
l'invenzione di un sogno
una vita in un giorno
una tenda al di là della duna
Un pianeta in un sasso, l'infinito in un passo

il riflesso di un sole sull'onda di un fiume
son tornate le lucciole a Roma
nei parchi del centro l'estate profuma.
Una mamma, un amante, una figlia

un impegno, una volta una nuvola scura
un magnete sul frigo, un quaderno di appunti
una casa, un aereo che vola.
Baciami ancora…

Baciami ancora…
Tutto il resto è un rumore lontano

una stella che esplode ai confini del cielo.
Baciami ancora…

Baciami ancora…
Voglio stare con te

inseguire con te
tutte le onde del nostro destino.
Una bimba che danza, un cielo, una stanza

una strada, un lavoro, una scuola
un pensiero che sfugge
una luce che sfiora
una fiamma che incendia l'aurora.
Un errore perfetto, un diamante, un difetto

uno strappo che non si ricuce.
Un respiro profondo per non impazzire

una semplice storia d'amore.
Un pirata, un soldato, un dio da tradire

e l'occasione che non hai mai incontrato.
La tua vera natura, la giustizia del mondo

che punisce chi ha le ali e non vola.
Baciami ancora

Baciami ancora
Tutto il resto è un rumore lontano

una stella che esplode ai confini del cielo.
Baciami ancora

Baciami ancora
Voglio stare con te

invecchiare con te
stare soli io e te sulla luna.
Coincidenze, destino,

un gigante, un bambino
che gioca con l'arco e le frecce
che colpisce e poi scappa
un tesoro, una mappa,
l'amore che detta ogni legge
per provare a vedere
che c'è laggiù in fondo
dove sembra impossibile stare da soli
a guardarsi negli occhi
a riempire gli specchi
con i nostri riflessi migliori
Baciami ancora

Baciami ancora
Voglio stare con te

inseguire con te
tutte le onde del nostro destino.
Baciami ancora

Baciami ancora
Baciami ancora
Baciami ancora

lunedì, maggio 14

Guerrino & Lucy, che Iddio ti accompagni sempre


Guerrino Martinelli fino a ieri non lo conosceva quasi nessuno, neppure io, in tutta sincerità. Lo hanno trovato morto vicino Valencia, con la sua bici vicino. La chiamava Lucy. Stava realizzando il suo sogno, girare l’Europa su due ruote, passando sui pedali gli anni che qualcuno definirebbe della “terza età”. Non esiste una morte bella oppure brutta, esiste solo la morte, alla quale ciascuno di noi attribuisce i significati che più sono vicini alla sua anima. Guerrino scriveva gli appunti dei suoi viaggi in un blog dal quale familiari ed amici lo seguivano.

“Mi chiamo Guerrino Martinelli e per la quinta volta ho deciso di recarmi in pellegrinaggio a Santiago de Compostela e ... (dove mi porta il cuore), partendo da Borgo Roma-Verona in bicicletta”. Questo l’inizio del suo racconto dei viaggi che faceva rincorrendo la bellezza dell’anima, cercando ciò che neppure lui sapeva di cercare, ma che era sicuro che avrebbe trovato. Una frase molto contorta, ma che può rendere l’idea. Il suo amato blog lo trovate su www.manfrinroberto.it/guerrino. Questo scriveva negli ultimi due giorni. “08/05/2012: Sono partito in tutto relax alle 9.00 sono arrivato a Valencia alle 11.00 e dopo aver girovagato un po' per la città ho incominciato a cercare l'ostello volevano 40€, allora sono andato verso il porto e ho trovato per 20€ ed erano le 13.00, km. 38. Tutto bene e che Iddio ci accompagni sempre. 09/05/2012: Partito alle 7.00 con bel tempo, sono arrivato a Benidorm alle 15.30, km. 131. Sono in un Hostal. Tutto bene e che Iddio ci protegga sempre”.

Adesso sarai ancora sulla tua Lucy che pedalerai, Guerrino. Sicuramente Dio o chi per Lui non ti priverebbe mai della tua macchina dei sogni. Ciao Guerrino, amico che non ho mai conosciuto, che Iddio ti accompagni sempre, se posso prendere in prestito le tue parole.

Altre notizie potrete trovarle sul Corriere della Sera

La foto di Guerrino, tratta dal suo blog www.manfrinroberto.it/guerrino

venerdì, maggio 4

Tre parole con Wislawa Szymborska

Non c’è cosa al mondo che possa arrivare senza che il suo passaggio sia legato a qualcosa che l’ha preceduta o che al contrario sia precorritrice di qualcosa che deve ancora manifestarsi. Proprio ieri sera mi è capitato di avere fra le mani una poesia di Wislawa Szymborska, grande poetessa polacca. Oggi ho passato la pausa pranzo in modo speciale, visto che mi sono concesso di mangiare un panino in un prato, seduto su una coperta alla quale tengo molto, anche se solo oggi me ne sono reso conto. Come scritto altre volte, i colori della primavera sono unici, così come i profumi che sono nell’aria. Mentre guardavo come uno scemo il prato, mi è tornata in mente proprio la poesia di Wislawa che avevo letto ieri sera. Per alcuni aspetti è legata agli attimi speciali che si vivono, ma che solo quando si ripensano assumono la loro vera forma. Spesso tutto diventa nostalgia, proprio perché essendo attimi di passaggio sono automaticamente irripetibili e brevissimi. Può sembrare un poco malinconico quello che oggi scrivo, ma non è così. E’ l’esatto opposto. Una delle cose più difficili della vita, almeno per me, è apprezzare i momenti di vera felicità. Specialmente in passato molte volte mi fermavo a pensare: “Ora sono felice” e come per magia spariva ogni emozione. Alle volte la felicità è fragile come una bolla di sapone, guai a toccarla. Con il passare del tempo ho cambiato, forse in peggio, il mio modo di essere. Sicuramente cambierò ancora molte volte e mi auguro che non si interrompa mai la voglia di cambiare che ho, sperando di dare sempre un senso alle “Tre parole” di Wislawa Szymborska.

Sotto la bella poesia ed una bella immagine poetessa polaca. 
Per chi volesse sapere di più su di lei: http://it.wikipedia.org/wiki/Wislawa_Szymborska


Tre parole
Quando pronuncio la parola Futuro
la prima sillaba va già nel passato.

Quando pronuncio la parola Silenzio,
lo distruggo.

Quando pronuncio la parola Niente,
creo qualcosa che non entra in alcun nulla.