Per natura sono poco propenso ad avere forte ammirazione
per l’apparato eclesiastico, essendo convinto della facoltà che ogni Uomo debba
avere di ricercare la Verità, senza che questa venga calata dall’alto
attraverso mediatori umani e come tali fallaci. Fatta questa premessa, un poco
dissacrante (mi considero comunque un cattolico), mi sono commosso sentendo in
tv pochi minuti fa la storia di Don Ivan, sacerdote morto per salvare la statua
della Madonna dentro la sua Chiesa. Provoca sempre un colpo al cuore sentire la
storia di Uomini che muoiono mentre testimoniano i Valori in cui credono. Don
Ivan, parroco emiliano, ha un nome quasi russo, comunista, ma in terra di
Peppone e Don Camillo aveva scelto la strada della chiesa e di Dio. E’ morto, forse senza pensare, mentre faceva quello che i suoi valori imponevano alla sua anima. Forse
non ha neppure pensato alle conseguenze, né alla morte che lo stava attendendo.
Don Ivan cadendo dentro alla sua chiesa ha lasciato un messaggio fortissimo,
non rendendo vano il suo passaggio su questa terra. Dobbiamo ripartire dai
nostri Valori. E’ vero, il terremoto e la crisi economica stanno mettendo in
ginocchio la nostra Italia, ma proprio per questo dobbiamo ripartire dai
Valori, dai punti fermi della nostra vita, proprio come ha fatto Don Ivan,
indicandoci la strada, correndo a salvare la Statua che rappresentava i suoi Valori
mentre imperversava il terremoto e la terra tremava. Sono assolutamente
ottimista per il futuro, sono certo che ce la potremo fare, se tutti saremo
come Don Ivan, gettando il cuore oltre l’ostacolo, senza farci condizionare
troppo dalle conseguenze. La bella Italia, gli uomini e le donne che sono nati
o hanno scelto di abitare qua, ce la faranno, ce la faremo, tutti insieme, riprendendo
a camminare veloci, poi a correre, prendendo in braccio gli ultimi, se
cammineranno troppo lenti, senza abbandonare nessuno, neppure una statua dentro
ad una chiesa, proprio come Don Ivan, sacerdote emiliano che non è morto invano
dentro alla sua Casa.
Ovviamente non lo conoscenvo, ma è bello ricordarlo con le parole di una canzone del poeta
della via Emilia, Guccini…
Lunga e diritta correva la strada
L'auto veloce correva
La dolce estate era già cominciata
Vicino lui sorrideva
Vicino lui sorrideva.
Forte la mano teneva il volante
Forte il motore cantava
Non lo sapevi che c'era la morte
Quel giorno che ti aspettava
Quel giorno che ti aspettava
Non lo sapevi ma cosa hai provato
Quando la strada è impazzita
Quando la macchina è uscita di lato
E sopra un'altra è finita
E sopra un'altra è finita.
Non lo sapevi ma cosa hai sentito
Quando lo schianto ti ha uccisa
Quando anche il cielo di sopra è crollato
Quando la vita è fuggita
Quando la vita è fuggita.
Vorrei sapere a cosa è servito
Vivere, amare, soffrire
Spendere tutti i tuoi giorni passati
Se così presto hai dovuto partire
Se presto hai dovuto partire.
Voglio però ricordarti com'eri
Pensare che ancora vivi
Voglio pensare che ancora mi ascolti
E come allora sorridi
Che come allora sorridi
L'auto veloce correva
La dolce estate era già cominciata
Vicino lui sorrideva
Vicino lui sorrideva.
Forte la mano teneva il volante
Forte il motore cantava
Non lo sapevi che c'era la morte
Quel giorno che ti aspettava
Quel giorno che ti aspettava
Non lo sapevi ma cosa hai provato
Quando la strada è impazzita
Quando la macchina è uscita di lato
E sopra un'altra è finita
E sopra un'altra è finita.
Non lo sapevi ma cosa hai sentito
Quando lo schianto ti ha uccisa
Quando anche il cielo di sopra è crollato
Quando la vita è fuggita
Quando la vita è fuggita.
Vorrei sapere a cosa è servito
Vivere, amare, soffrire
Spendere tutti i tuoi giorni passati
Se così presto hai dovuto partire
Se presto hai dovuto partire.
Voglio però ricordarti com'eri
Pensare che ancora vivi
Voglio pensare che ancora mi ascolti
E come allora sorridi
Che come allora sorridi