martedì, luglio 31

Francigena - Tappa 2 - L'acqua fresca del Gran San Bernardo

Con tanta fatica sono arrivato ad Aosta. Sono un poco stanchino (Forrest Gump cit. su suggerimento del mio amico Mauro). L’ascesa da Bax al Gran San Bernardo è durata sei ore e quaranta minuti, più le pause. Quasi 2000 metri di dislivello con 35 kg circa fra bici e borse che hanno creato un bel mix di fatica. Mi ha “protetto” la maglia di Michele, quella gialla delle grandi occasioni. Sono molto sensibile all’amicizia e Michele è una delle persone migliori che conosca, oltre ad essere un amico speciale. Adesso sono arrivato ad Aosta e tutta la fatica è già diventata una dolce nostalgia. Ho fatto tesoro anche dei consigli del mio amico Sandro, grande preparatore ed iron man! I bravi maestri non sono quelli che sanno più cose, ma coloro che sanno meglio trasmettere agli altri i concetti e stimolare in chi ascolta la curiosità di approfondirli. Sandro è uno di questi bravi maestri, oltre ad essere molto competente nel suo lavoro. Gli chiesi una volta come gestisse “la testa” durante una grande prova fisica. Mi rispose in modo molto chiaro ed io ho rielaborato i suo piccoli insegnamenti. I primi 30 km, fino alla base del Gran San Bernardo mentalmente erano il riscaldamento, la seconda parte, quella fino alla fine della strada maestra, il momento in cui dovevo dare tutto. Gli ultimi 7 km, fatti di tornanti terribili dovevano essere solo adrenalina, di cui gli ultimi due solo cuore, gettando l’anima oltre l’ostacolo, cercando di trovare le energie ovunque. Le ho cercate e trovate nella bellezza e nella potenza della montagna. Ho cercato di cogliere la sua maestosità, la sue eternità ed è stato sublime. Non nascondo di aver avuto alcuni momenti di commozione. Il più “bello” è stato quando scurvato un tornante ho visto l’ospizio del San Bernardo, il passo. Ero arrivato, mancavano solo poche decine di metri. Sono stati tanti i pensieri che mi sono passati per la mente. Nelle prime ore ho pensato a quello che vedevo. Mi hanno colpito i tanti distributori di benzina che annesso hanno anche il dancing club, ovvero il locale dove si può trovare compagnia, notte tempo. Mi ha ricordato il libro di Coehlo “11 minuti” che descriveva bene la vita di tante ragazze emigrate inseguendo un sogno in Svizzera. Nel viaggio in treno ho passato tre ore vicino ad una ragazza domenicana. Aveva tre cellulari, due Blackberry (uno ancora con le copertine sullo schermo) ed un Iphone. Cosa c’entra? Poco, forse, ma per la prima volta mi era venuto in mente “11 minuti”. Al passaggio del controllore lei aveva detto che era la prima volta che andava in Svizzera. Non conosco il suo nome e sicuramente non la rivedrò mai più e non saprà mai che mi ha colpito nel suo essere semplice, nel parlare in spagnolo al cellulare, forse con qualche amica, poi rispondere in italiano al poliziotto. Forse mi sono fatto troppe idee su di lei, di sicuro un poco troppo i cavoli suoi. Ma dovevo pur passare tre ore di treno! Un’altra cosa che mi ha colpito sono le molte coltivazioni di frutta. Non sapevo che in Svizzera ci fossero così tante vigne e soprattutto alberi di albicocche. Ovviamente sono più piccole e meno gustose rispetto alle nostre, ma piacevoli al gusto, nel complesso. Ma torniamo ad oggi. Il San Bernardo è molto scorrevole come salita. Fatto con la bici da strada e senza bagagli al seguito è veramente super! Con i bagagli è diverso. Negli ultimi chilometri ho ripensato anche al passaggio sui Pirenei nel Cammino di Santiago, con un freddo terribile e tanta pioggia. Allora non sapevo cosa fare ed andai in confusione. Fu un ragazzo americano a “trovarmi” sul passo che porta a Roncisvalle. Caso ha voluto che anche questa volta abbia trovato unaltro ragazzo americano. Era con la bici da strada ed era stato “sgrattugiato” da una macchina che lo aveva fatto urtare contro il muro fatto di pietre. Aveva alcuni lividi e qualche piccola ferita, ma ha tirato fuori un sorriso speciale quando gli ho chiesto dove stava andando. Mi ha detto che avrebbe dormito da qualche parte da lì a qualche chilometro e che il giorno dopo avrebbe fatto un sentiero di montagna di sei chilometri con la bici in spalla, quindi sarebbe andato a trovare degli amici in un rifugio. Un grande. Nelle salita pensavo al ragazzo americano dei Pirenei e ne ho trovato un altro al passo. E’ stato bello. Tanti pensieri mi sono passati per la mente negli ultimi chilometri, mentre la stanchezza mi faceva fermare ogni tre o quattrocento metri. Ho pensato ad i miei amici, alla mia vita, alla mia famiglia, alla mia compagna, ai miei amici migliori, a Roberto, a Gaia, Stefano, Michele e tanti altri. Sono un uomo fortunato, perché dal loro pensiero ho trovato nuove energie. Pensare a loro non mi faceva sentire la fatica dei tornanti, o quantomeno la alleggeriva. Mi hanno protetto, tutti loro, con i loro pensieri, così come farei io per loro, senza se e senza ma. Ho pensato alla mia compagna Karina, una donna con le palle che ha cambiato la mia vita. Ho fatto tanti chilometri in treno, autobus e bici per vivere questi momenti. Solo quando sei allo stremo mentale ed immerso nellafatica, quasi annullato fisicamente, capisci cosa sei veramente e cosa vuoi da te stesso e della tua vita. E’ necessario perdere il bisogno di tutto ciò che è vita “normale”, per rimanere solo con i bisogni primari. Ad un certo punto ho finito l’acqua ed è stato un piacere speciale trovare una delle tantissime sorgenti spontanee che si incontrano lungo la strada. Acqua, semplice acqua fresca, la cosa più banale nella vita di tutti i giorni, la cosa più bella da trovare sulla salita del San Bernardo. Ma basta con queste cose strappa lacrime. Arrivato al passo mi sono fatto un regalone, nella forma di una bottiglia di birra (rossa s’intende) ed una bella fetta di crostata, ovviamente all’albicocca. Poi gli acquisti di rito, con due piccoli portachiavi con il cane  San Bernardo, da regalare a Karina ed a Costanza, mia nipote. Poi mi sono trasformato in Totò e Peppino e Milano. Mi sono messo il giacchetto antivento per affrontare la discesa. La temperatura non era così calda, come la neve ai bordi della valle ancora presente testimonia. Non ho messo i calzini sugli splendidi sandali da bici. Nei primi chilometri della discesa ho avuto la stessa sensazioni di quando d’inverno ,mentre siamo bene al calduccio sotto il piumone, causa movimento improvviso escono fuori i piedi e ci si sveglia di soprassalto per il freddo. Solo lo stimolo a fare la pipì limita l’incazzatura di essersi svegliati, ben coscienti che in ogni caso Morfeo sarebbe stato disturbato dalla imminente minzione. La sensazione di oggi è stata simile. Ma in fondo sentire freddo ai piedi il 31 luglio non è proprio semplice. E’ stato bello anche questo. E la via Francigena? Per il momento nessuna traccia, nessun cartello a segnalare la strada. Ma forse sarà solo presto e domani troverò i giusti segni di questo antico cammino. Vorrei arrivare a Verres, quindi dormire dalle parti di Ivrea. A domani, amici mie.

















La canzone di oggi non poteva essere che “La cura” del grande Battiato, ringraziando tutti gli amici e le persone speciali che con il loro semplice pensiero mi hanno protetto in questa giornata durissima.

La cura
di Franco Battiato

Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie,
dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via.
Dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo,
dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai.
Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d'umore,
dalle ossessioni delle tue manie.
Supererò le correnti gravitazionali,
lo spazio e la luce
per non farti invecchiare.
E guarirai da tutte le malattie,
perché sei un essere speciale,
ed io, avrò cura di te.
Vagavo per i campi del Tennessee
(come vi ero arrivato, chissà).
Non hai fiori bianchi per me?
Più veloci di aquile i miei sogni
attraversano il mare.
Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza.
Percorreremo assieme le vie che portano all'essenza.
I profumi d'amore inebrieranno i nostri corpi,
la bonaccia d'agosto non calmerà i nostri sensi.
Tesserò i tuoi capelli come trame di un canto.
Conosco le leggi del mondo, e te ne farò dono.
Supererò le correnti gravitazionali,
lo spazio e la luce per non farti invecchiare.
TI salverò da ogni malinconia,
perché sei un essere speciale ed io avrò cura di te...
io sì, che avrò cura di te. 

lunedì, luglio 30

Francigena - Tappa 1 - Il Lago


Che bellezza la Svizzera! Tutte persone belle ed eleganti: perfino i brutti oggettivi si atteggiano da piacentoni. Losanna e Montreux sono due belle città, esattamente due belle città svizzere, con tanto di lago, qualche monumento e tanti edifici finanziari. E’ stato un caso che la bandana che avevo oggi era greca, benché oggettivamente, al di là delle colpe del popolo bianco e celeste, qualcuno ha speculato su di loro, proprio come stanno facendo sull’Italia adesso. Chissà se i soldi dei famosi “mercati” adesso stazionano in qualche banca della ridente nazione alpina. Ma veniamo a noi. Della Francigena neppure una piccola traccia. Evito anche di cercare i cartelli, visto che sicuramente non ci sono e non credo stiano pensando a metterli per il futuro. Si percepisce a pelle il senso di autosufficienza che hanno in questo stato. Le strade sono abbastanza pedalabili con le piste ciclabili con un metro e mezzo di asfalto ai bordi di ciascuna corsia. Non male, direi. Come prima tappa sono arrivato a Bax, dopo una sessantina di chilometri di pianura e qualche saliscendi. Poco da segnalare, oltre ai bellissimi negozi, le belle persone ed una ricchezza che si tocca con mano, almeno lungo il lago. Nelle periferie pullulano le aziende, molte legate all’edilizia. I piazzali delle imprese, a differenza dei nostri, sono pieni di auto e di camion in movimento. La crisi è un problema tutto italiano, ne sono sempre più convinto. Qua tutti parlano francese, solo gli immigrati masticano un poco di inglese, mentre gli indigeni, come i francesi, si rifiutano di parlare una qualsiasi lingua che non sia la loro. E’ una cosa che odio veramente della Francia e dei luoghi dove si parla francese. Oggi mi è capitata una fortuna, mi sono accorto che il gps non funziona. Non ho caricato le mappe e così mi devo orientare con le cartine, almeno fino alla Toscana. E’ stata una fortuna perché ho recuperato il senso “umano” del viaggio, poco tecnologico e fatto molto di rapporti umani, di indicazioni chieste lungo la strada ai passanti. Tutto sommato gli svizzeri sono abbastanza gentili. Oggi ho indossato la maglia che il mio amico Michele mi aveva regatato per il 40esimo compleanno. Non credo agli oggetti porta fortuna, ma questa maglia mi da serenità, perché sento il mio grande amico sulla pelle e questo mi piace. Mi piacciono poco invece i bagni dei treni svizzeri. Un autentico schifo, peggio dei treni italiani. In compenso passato il confine sono passati tre volte a controllare il biglietto, due volte i documenti ed una volta i finanzieri a chiedere se stavo esportando valori. Ma ho la faccia di quello che porta i soldi in Svizzera? Suvvia, svizzeri, lo sapete bene chi porta la moneta frusciante nelle vostre banche. Meglio la cena, parlando di cose serie: il classico birrone con un insalata tutt’altro che light, con due bei pezzi di feta, rigatino fritto e uovone al centro. Ovviamente il tutto bagnato con una birra da 0.50. Me lo meritavo. Domani è martedì e sarà un giorno difficilissimo. Per la prima volta salirò su un passo alpino con le borse sulla bici. I Pirenei me li ricordo ancora. Il tempo non si annuncia bellissimo. Darò il massimo, poi dove arrivo, arrivo… il Gran San Bernardo non è proprio il Montemaggio. Partirò da circa 400 metri ed il passo è oltre 2400. Speriamo bene…


















La canzone di oggi non può che essere "Uno su mille" di Gianni Morandi. Se non ce la farò ad arrivare in vetta mi sarà di consolazione!




Uno su mille
Gianni Morandi
Se sei a terra non strisciare mai
se ti diranno sei finito
non ci credere
devi contare solo su di te
uno su mille ce la fa
ma quanto è dura la salita
in gioco c'è la vita
il passato non potrà
tornare uguale mai
forse meglio perché non tu che ne sai
non hai mai creduto in me
ma dovrai cambiare idea
la vita è come la marea
ti porta in secca o in alto mare
com'è la luna va.
Non ho barato né bluffato mai
e questa sera ho messo a nudo la mia anima
ho perso tutto ma ho ritrovato me
uno su mille ce la fa
ma quanto è dura la salita
in gioco c'è la vita
tu non sai che peso ha
questa musica leggera
ti ci innamori e vivi
ma ci puoi morire quand'è sera
io di voce ce ne avrei
ma non per gridare aiuto
nemmeno tu mi hai mai sentito
mi son tenuto il mio segreto
tu sorda e io ero muto
se sei a terra non strisciare mai
se ti diranno
sei finito non ci credere
finché non suona la campana vai.
Non ho barato né bluffato mai
e questa sera ho messo a nudo la mia anima
ho perso tutto ma ho ritrovato me
uno su mille ce la fa
ma quanto è dura la salita
in gioco c'è la vita
tu non sai che peso ha
questa musica leggera
ti ci innamori e vivi
ma ci puoi morire quand'è sera
io di voce ce ne avrei
ma non per gridare aiuto
nemmeno tu mi hai mai sentito
mi son tenuto il mio segreto
tu sorda e io ero muto
se sei a terra non strisciare mai
se ti diranno
sei finito non ci credere
finché non suona la campana vai.

Francigena, tappa zero. Nuovamente in viaggio, io e la mia bici.

Mi ricordo bene l’ultimo secondo che guardai il mare a Finisterre. Avevo appena terminato il Cammino di Santiago e voltandomi verso la terra ebbi la percezione che ogni metro che da lì in poi avrei fatto mi avrebbe riavvicinato a casa. Era stata un’esperienza così piena che decisi di fare l’ultimo tratto di pochi chilometri, da Santiago alla Galizia con l’autobus. Doveva infatti rimanere incompiuto il viaggio, affinché fossero fortissimi gli stimoli a tornare, per fare gli ultimi chilometri con la bici, al pari dei quasi ottocento precedenti. Ripensavo a questo momento stamani. Tornerò prima o poi sul Cammino di Santiago. Passando con l’autobus in via Nino Bixio alle sei c’era un sole rossissimo proprio dietro ai colli del Chianti. Un’alba incredibilmente bella. Non l’avevo mai guardata. Adesso sono nuovamente in viaggio, verso la Svizzera, direzione Losanna. Il treno mi sta portando lontano da casa, dai miei affetti, dai miei amici. Ogni metro che faccio mi allontana da tutti loro, da quello che sono, da una parte di me. Dovrei arrivare alle 15.40 circa, dopo quattro ore e mezzo di autobus e tre di treno, sperando che gli svizzeri siano puntuali. Da quel secondo ogni minuto che passerà mi riavvicinerà a casa. Cercherò di percorrere la via Francigena, passando il San Bernardo, Aosta e poi via, giù, verso il Piemonte, Emilia, Toscana. Sono poco allenato e non ho preparato nulla della logistica. Le borse le ho chiuse ieri sera. Ho solo le cartine e una guida  che mi condurrà in luoghi civili se mi dovessi perdere. Non so quando durerà questo viaggio, ma prima del Palio voglio e devo essere a Siena, ovviamente. Quando si viaggia, specialmente in bici, con la tenda ed i nostri pensieri, il tempo assume una “non dimensione”, non conta nulla, conta solo la terra che vedi, lo spazio che copri. Ci può volere un giorno oppure un minuto a fare un chilometro. Non importa, non si viaggia per fare la corsa contro il tempo, ma per apprezzare quello che c’è attorno a noi e da questa “bellezza” trarre la giusta energia che ci possa rendere migliori. Sarò da solo in questo lungo ritorno, o meglio sarò con la parte di me stesso che spesso trascuro, quella “non razionale”, quella alla quale non puoi dire bugie o fargli credere che sei diverso. Mi mancheranno sicuramente i miei affetti più cari, la famiglia, la mia compagna, gli amici ed anche il lavoro, che è anche questo una parte di me. Spero di tornare migliore da questo viaggio, spero di trovare tanta “bellezza” nelle terre e nelle persone che incontrerò e da tutto questo trarre energia positiva. Alle volte si pensa di essere talmente forti da possedere la terra, con tutto quello che contiene. C’è anche chi si trasforma in una figura ibrida, un supereroe  fra l’uomo Del Monte che osserva i suoi campi come un possidente del medioevo e Rocky Balboa quando all’alba sale le scale del palazzone ed alza le braccia al cielo come se tutto il mondo fosse in suo possesso. E’ una delle cazzate più grandi che si possa pensare. E’ infatti la terra a possedere noi ed è un dovere di ciascun uomo cercare, con la delicatezza dell’ospite pro-tempore, di cogliere gli aspetti più belli, i colori e tutta l’energia che la caratterizza e che raramente percepiamo. Adesso sono più tranquillo. Ieri sera ero stranamente nervoso, mi era presa un poca di paura. Farò la cosa giusta domani? Non è la solita cazzata? Dovrò stare molto attento. Come potevo non pensare a tutto questo. Proprio mentre questi pensieri mi affollavano la mente è arrivata la mia compagna Karina a salutarmi, anche se non era previsto, visto che ci eravamo salutati solo un ora prima. Ripensavo stamani al piacere che mi ha fatto. Ho pensato che quando hai brutti pensieri succede sempre qualcosa di bello. Adesso il treno sta viaggiando ancora e non so cosa troverò al mio arrivo. Ci saranno momenti di gioia, altri di paura e commozione, altri di felicità oppure di tristezza. Tutto questo sarà metaforicamente terra, fuoco, vento e acqua, gli elementi purificatori secondo gli antichi pellegrini nei cammini. Io sono molto meno: un 44enne un poco buzzicone, che ogni tanto fa qualche cosa di poco tradizionale. Ho scelto di fare tutto questo da solo, ma allo stesso tempo con tutti coloro che vorranno esserci. Chissà cosa accadrà. Una cosa però è certa. E’ importante permettere al destino di cambiare la nostra vita e di decidere ciò che è meglio per noi. Spero che “bellezza” che incontrerò possa indicarmi la giusta via, anche per caso.

Nella foto il Passo del Gran San Bernardo. 

La canzone di oggi è "Futura" di Lucio Dalla. Passerò fra qualche minuto dalla città dove ci ha lasciato.









Futura


Chissà, chissà, domani

su che cosa metteremo le mani
se si potrà contare ancora le onde del mare
e alzare la testa
non esser così seria, rimani
i russi, i russi gli americani
no lacrime non fermarti fino a domani
sarà stato forse un tuono
non mi meraviglio
è una notte di fuoco
dove sono le tue mani
nascerà e non avrà paura nostro figlio
e chissà come sarà lui domani
su quali strade camminerà
cosa avrà nelle sue mani.. le sue mani
si muoverà e potrà volare
nuoterà su una stella
come sei bella
e se è una femmina si chiamerà futura.
Il suo nome detto questa notte
mette già paura
sarà diversa bella come una stella
sarai tu in miniatura
ma non fermarti voglio ancora baciarti
chiudi i tuoi occhi non voltarti indietro
qui tutto il mondo sembra fatto di vetro
e sta cadendo a pezzi come un vecchio presepio.
Di più, muoviti più fretta di più, benedetta
più su, nel silenzio tra le nuvole, più su
che si arriva alla luna,si la luna
ma non è bella come te questa luna
è una sottana americana
Allora su mettendoci di fianco,più su
guida tu che sono stanco, più su
in mezzo ai razzi e a un batticuore, più su
son sicuro che c'e' il sole
ma che sole è un cappello di ghiaccio
questo sole è una catena di ferro
senza amore, amore, amore, amore.
Lento lento adesso batte più lento
ciao, come stai
il tuo cuore lo sento
i tuoi occhi così belli non li ho visti mai
ma adesso non voltarti
voglio ancora guardarti
non girare la testa
dove sono le tue mani
aspettiamo che ritorni la luce
di sentire una voce
aspettiamo senza avere paura, domani.

giovedì, luglio 19

Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza

Una delle ansie più vive in gran parte degli esseri umani è la ricerca della così detta “altra metà”. L’immaginario collettivo in questa definizione comprende il proprio completamento ideale, il gambo che sorregge il fiore, la radice che nutre l’albero. In poche parole è la ricerca di qualcosa di esogeno che diventi parte di noi stessi, che ci dia vita o semplicemente possa rendere migliore il quotidiano, come subordine accettabile. Tutto questo mi convince poco. Sono sempre stato dell’idea che sia impossibile stare bene con qualcun altro se prima non si sta bene con noi stessi. L’altra metà da conquistare, questa volta senza virgolette, è… l’altra metà di noi stessi, quella che magari abbiamo combattuto, odiato e amato, prima di accettarla con i suoi bianchi, ma anche tutti i neri. Per i più fortunati appare presto nella sua evidenza, ma per la stragrande maggioranza delle persone questa conoscenza non può che passare attraverso tanti cammini, infiniti sentieri, ciascuno dei quali farà scoprire una piega della propria anima, la sua bellezza, ma anche le sue ombre. Alle volte si parte per un viaggio, fisico o interiore, senza sapere cosa troveremo al di là delle “colonne d’Ercole” che cercheremo di superare, ma sappiamo che c’è qualcosa di importante che ci aspetta, una volta che saremo riusciti a togliersi di dosso tutti gli orpelli con i quali abbiamo “ornato” o “mascherato” la nostra metà sconosciuta. A questo proposito è letteralmente sublime la descrizione della “voglia di sapere” di Ulisse descritta dal sommo poeta Dante: “Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza”. Ci sarebbe poco altro da aggiungere, tanto è perfetta questa sintesi, che raccoglie ogni tipo di viaggio che si possa immaginare. Sapere meglio "chi sono" è la molla che mi fa partire per ogni viaggio, sperando di arrivare all’ultimo secondo della mia vita sapendo che il secondo successivo potrò forse raggiungere la verità. Ho una compagna speciale al mio fianco, che alle volte mi anticipa ed altre mi segue nei cammini, ma comunque mai ne impone, se non come proposta di condivisione per conoscersi meglio insieme. Ho anche tanti amici, per me importantissimi. Alcuni li frequento molto, altri non li sento tutti i giorni, ma reciprocamente sappiamo di avere un legame speciale. Presto partirò per un nuovo cammino, forse. Nessuna certezza per adesso. Sarà con me stesso. Da una parte questo mi fa paura, perché so bene che mi ritroverò con la metà di me che cerco di conoscere sempre meglio, dall’altra sono felicissimo, perché so bene che quando tornerò sarò sicuramente migliore e potrò far incazzare meno le persone che, bontà loro, mi stanno vicino.

 











Passo tratto dalla Divina Commedia – Canto XXVI
Lo maggior corno de la fiamma antica
cominciò a crollarsi mormorando,
pur come quella cui vento affatica;
indi la cima qua e là menando,
come fosse la lingua che parlasse,
gittò voce di fuori e disse: "Quando
mi diparti’ da Circe, che sottrasse
me più d’un anno là presso a Gaeta,
prima che sì Enëa la nomasse,
né dolcezza di figlio, né la pieta
del vecchio padre, né ’l debito amore
lo qual dovea Penelopè far lieta,
vincer potero dentro a me l’ardore
ch’i’ ebbi a divenir del mondo esperto
e de li vizi umani e del valore;
ma misi me per l’alto mare aperto
sol con un legno e con quella compagna
picciola da la qual non fui diserto.
L’un lito e l’altro vidi infin la Spagna,
fin nel Morrocco, e l’isola d’i Sardi,
e l’altre che quel mare intorno bagna.
Io e’ compagni eravam vecchi e tardi
quando venimmo a quella foce stretta
dov’Ercule segnò li suoi riguardi
acciò che l’uom più oltre non si metta;
da la man destra mi lasciai Sibilia,
da l’altra già m’avea lasciata Setta.
"O frati," dissi, "che per cento milia
perigli siete giunti a l’occidente,
a questa tanto picciola vigilia
d’i nostri sensi ch’è del rimanente
non vogliate negar l’esperïenza,
di retro al sol, del mondo sanza gente.
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza".
Li miei compagni fec’io sì aguti,
con questa orazion picciola, al cammino,
che a pena poscia li avrei ritenuti;
e volta nostra poppa nel mattino,
de’ remi facemmo ali al folle volo,
sempre acquistando dal lato mancino.
Tutte le stelle già de l’altro polo
vedea la notte, e ’l nostro tanto basso,
che non surgëa fuor del marin suolo.
Cinque volte racceso e tante casso
lo lume era di sotto da la luna,
poi che 'ntrati eravam ne l'alto passo,
quando n’apparve una montagna, bruna
per la distanza, e parvemi alta tanto
quanto veduta non avëa alcuna.
Noi ci allegrammo, e tosto tornò in pianto;
ché de la nova terra un turbo nacque
e percosse del legno il primo canto.
Tre volte il fé girar con tutte l’acque;
a la quarta levar la poppa in suso
e la prora ire in giù, com’altrui piacque,
infin che ’l mar fu sovra noi richiuso".