sabato, gennaio 12

"Ricomincio da tre", insieme a Massimo Triosi, aspettando il "dies natalis solis invicti"

Una delle cose più difficili per tutti è capire quando arriva il nostro personale 1 gennaio, il primo giorno dell’anno che possa significare ripartenza, vita nuova o ritorno a ciò che di buono abbiamo fatto. L’importante è capire che non si tratta di una corsa a tempo, dove chi parte o arriva primo vince qualcosa. Ognuno di noi ha i suoi (comunque meravigliosi) tempi.
La società, tutto quanto è attorno a noi, ci obbliga ad una ripartenza personale e come tale non può essere delegata, ma realizzata in prima persona, nei tempi e nei modi che soggettivamente ognuno vorrà, sempre che lo decida.
Bellissimo è il dialogo fra Lello Arena e Massimo Troisi nel film “Ricomincio da tre”. Grazie a Wikipedia le fantastiche parole tra i due sono in rete:
Gaetano: Io dimane parto. Cioè dimane me ne vaco a Firenze, addu, addu zia Antonia...
Lello: E 'nata vota Firenze, e 'nata vota zia Antonia, e poi nu parti mai.
Gaetano: Cioè, se ti sto dicendo che parto, parto... e poi me ne vaco Rafè, nu ci'a faccio cchiù! Cioè, chello che è stato è stato, basta! Ricomincio da tre!
Lello: Da zero!
Gaetano: Eh?
Lello: Da zero! Ricominci da zero!
Gaetano: Nossignore, ricomincio da... cioè, tre cose me so' riuscite ind'a vita, pecchè aggià perdere pure cheste?! Aggià ricominciare da zero?! Da tre!... Me ne vaco, nun ci'a faccio cchiù...
Lello: Gaeta', chi parte sa da che cosa fugge, ma non sa che cosa cerca.
Gaetano: Cioè cumm'è 'sta cosa? Chi parte...
Gaetano e Lello: Sa da che cosa fugge ma non sa che cosa cerca.
Gaetano: Azz è bella, 'o ssaje? L'hai fatta tu? Pari scemo tu eh, e invece..
Siamo già arrivati quasi alla metà di gennaio ed ancora devo tornare in bici, devo ripartire per smaltire i chili invernali e soprattutto capire quale sarà la prossima meta. Ma di questo ovviamente (e giustamente) non frega proprio niente a nessuno. Per i buzziconi che aspettano sempre il ”lunedì che verrà” il Dies Natalis Solis Invicti, il giorno in cui la luce ha iniziato a prendere il sopravvento sulla notte, quest’anno è caduto il 22 dicembre. E’ questa la data spartiacque, il giorno in cui dovrebbero finire gli alibi o altro e ripartire. Purtroppo mi sono attardato a tavola, anzi su molte tavole, e poco sulle due ruote o in palestra. E’ tramontata, anzi rimandata, la preparazione per fare una maratona.
Ma questa visione in apparenza pessimistica non può e non deve essere esaustiva di tutto. “Ricomincio da tre”, verrebbe voglia di dire. Poi una volta partito capirò quali siano queste tre cose, se ancora non le avessi chiare. Anche il nostro mondo, la nostra Italia e la nostra Siena avrebbero bisogno di ripartire, ma non so se siano rimaste tre cose "salvate", tali da poter essere considerate basi di partenza. Oppure ce ne sono ancora talmente tante che basterebbero per far ripartire tutto almeno tre volte.
Non mi riferisco a nulla in particolare. Ognuno tragga le proprie conclusioni. Di fatto devo riprendere presto la bici, non solo metaforicamente parlando. So bene che per almeno quattro o cinque uscite tornerò a casa con la nausea, una fatica totale dovuta ai tre mesi di non pedalate. Ma so bene che dopo starò meglio, che le gambe gireranno più agili sulle salite, potrò rialzare la testa dalla strada e guardare il mondo che mi circonda pedalando.
Cammino di Santiago, Italia oppure Siena tutte le strade si somigliano. La bellezza non ha casa, ma è ovunque, basta saperla vedere e non consentire ad altri, ma anche alla nostra inedia, di tenerla nascosta. Avere un nostro percorso è fondamentale, perché la ricerca di ciò che vogliamo e della nostra “bellezza” non possiamo delegarla, né affidarla al copia-incolla dei modelli che ci impongono, sotto tutti i punti di vista.
A questo proposito è ancora speciale il grande Massimo Triosi, una persona speciale che ci ha lasciato tante cose nel pochissimo tempo in cui è stato fra noi. E’ Gaetano (Massimo Triosi), che parlando con Marta cita Lello Arena pensando che la frase da lui pronunciata fosse stata pensata proprio da lui.
Marta: Senti, ma come mai sei venuto via da Napoli?
Gaetano
: Ma sai, in fondo in fondo, sai: chi parte sa da cosa fugge ma non sa che cosa cerca.
Marta
: Ma che fai, parli con le frasi degli altri?
Gaetano
: Perché, conosci a Lello, tu?
Marta
: E chi è Lello?
Gaetano
: Lello Sodano, chillu là bassino, 'nu poco... cu 'na faccia tene 'nu... cioè la frase che hai detto...
Marta
:E’ di Montaigne!
Il film finisce con la scena di Gaetano (Massimo) che parla con Marta del figlio avrà, del quale non conosce il padre con certezza. Massimiliano oppure Ugo, ricordate? Gaetano aveva voglia di ripartire, proprio con Marta e Ciro, il bambino che forse non era suo, ma era comunque un figlio, un punto di partenza.
Gaetano: Perché Massimiliano... Per esempio, questo ragazzo sta vicino alla mamma... questo ragazzo si muove per andare a qualche parte? La mamma prima di chiamare Mas-si-mi-lia-no, il ragazzo già chissà dove è andato, chissà cosa sta facendo! Non ubbidisce, perche è troppo lungo!
Invece Ugo, quello come sta vicino alla mamma e sta per muoversi: Ugo! Il ragazzo non ha nemmeno il tempo di fare un passo. Ugo!, e deve tornare per forza, perche lo sente, il nome.
Al massimo, proprio... ecco... volendo lo potremmo chiamare Ciro. È più lungo, ma proprio per non farlo venire troppo represso... Però Ciro tiene il tempo di prendere un poco d'aria... ".
Arrivati in fondo dovrebbe essere il momento della morale, la sintesi di tutto. E bene non c’è nessuna morale o sintesi da fare. L’importante è ricominciare, poi se “Ricomincio da tre” meglio, se “Ricominci da te” meglio ancora.

C'è una poesia di Massimo Triosi, che ritengo straordinaria. L'ha ben cantata il suo amico Pino Daniele.
  O' ssai comme fa o' core
Testo originale in napoletano

Tu stive 'nzieme a n'ato
je te guardaje
e primma 'e da' 'o tiempo all'uocchie
pe' s'annammura'
già s'era fatt' annanze 'o core.
A me, a me
'o ssaje comme fa 'o core
quann' s'è annamurato.

Tu stive 'nzieme a me
je te guardavo e me ricevo
comm' sarrà successo ca è fernuto
ma je nun m'arrenn'
ce voglio pruva'.
Poi se facette annanze 'o core
e me ricette:
"Tu vuoje pruvà?
E pruova, je me ne vaco!"
'O ssaje comme fa 'o core
quann s'è sbagliato.
 
Lo sai come fa il cuore
Traduzione in italiano

Tu stavi insieme a un altro
io ti guardavo
e prima di dar tempo agli occhi
di innamorarsi
già s'era fatto innanzi il cuore.
A me, a me
lo sai come fa il cuore
quando s'è innamorato.

Tu stavi insieme a me
io ti guardavo e mi dicevo
come sarà successo che è finita
ma io non mi arrendo
ci voglio provare.
Poi si fece avanti il cuore
e mi disse:
"Tu vuoi provarci?
E prova, io me ne vado!"
Lo sai come fa il cuore
quando s'è sbagliato.