venerdì, marzo 29

Auguri a tutti, passate una buona Pasqua, se questo sarà il vostro volere. Nell’uovo un biglietto con le parole più belle: “Sorridi, senza ragione, ama come se fossi un bambino, sorridi, non importa quel che ti dicono. Non ascoltare una sola parola, perché la vita è bella così”.

Sono talmente incoerente che le mie due canzoni preferite sono “Beautiful that way” cantata da Noa e “Vedrai, vedrai” di Luigi Tenco, due poesie dal contenuto quasi opposto, ma proprio per questa ragione assolutamente complementari e sovrapponibili, come il bianco ed il nero, come il giorno e la notte. Nessuno di noi ha il dono di essere così perfetto da non cadere mai nei due opposti, riuscendo sempre a camminare sul sottile filo che li separa. E' impossibile, così come non è possibile suonare il pianoforte, far uscire le note nella loro bellezza, se non toccando i tasti, quelli bianchi e gli altri neri. Dopo tutto uno dei grandi privilegi di appartenere al genere umano è quello di non avere l’obbligo della perfezione, ma solo la facoltà di perseguirla, pur sapendo che è irraggiungibile.

Proprio per questo dubito moltissimo di coloro che sono pieni di certezze, quelli che in apparenza non hanno mai debolezze o fragilità. E’ infatti evidente che ciò non sia umano, dunque si tratta di un atteggiamento falso, che magari nasconde ansie o inquietudini ben più profonde. Meglio chi, con le mani nude, non nasconde sé stesso, né le cicatrici o i tatuaggi che porta. Al contrario amo frequentare amici o conoscere persone che siano eccezionali ai miei occhi, per i quali possa avere vera stima, perché solo così potrò dare e ricevere amicizia o affetto, oppure il semplice rispetto. Non è una stupida e falsa modestia, ma una realtà. Si può essere amici o provare affetto verso una persona che non si stima? Penso proprio di no. E’ questo, forse, il confine fra il conoscente e l’amico. E’ la qualità dell’incontro, la predisposizione interiore che abbiamo mentre siamo insieme, non certamente la frequenza del contatto la vera linea di demarcazione. Magari sento vera amicizia (ricambiata) con vecchi compagni di scuola che vedo ogni cinque anni, piuttosto da chi vedo (non per scelta) ogni giorno.

Ma sto divagando.

E’ tempo di Pasqua, simbolo cristiano della resurrezione e della vita che rinasce. Anche l’equinozio di primavera appena passato è il segno che il giorno e la luce hanno vinto la loro battaglia sulla notte ed il buio dell’inverno, nell’infinito alternarsi delle stagioni.

Vorrei tanto che anche per la mia città arrivasse presto l’equinozio e che luce vera sia fatta sulle nostre istituzioni migliori, trasformate in macerie maleodoranti da atteggiamenti ed azioni criminali e dolose. Oltre a questo c'è un'altra gravissima colpa, purtroppo non compresa nel codice penale, quella di aver ucciso la speranza di molti. Ho fiducia nell’opera dei magistrati, tantissima, ben cosciente che solo dopo la pulizia totale dal malaffare Siena potrà avere il suo equinozio e nuova vita. Guai a chi vorrebbe far passare tutti i senesi ‘colpevoli’, per il solo fatto di aver vissuto in questa meravigliosa città. L’equazione è di quelle più classiche, visto che ‘tutti colpevoli’ equivale a ‘nessuno colpevole’. Le responsabilità penali, per fortuna, sono personali e chi ha sbagliato, quando il tribunale lo stabilirà, dovrà pagare senza sconti. Nel frattempo abbiamo due alternative, entrambe corrette: lasciare Siena (e l’Italia) andando a lavorare altrove per almeno tre anni, oppure restare, cercando di far ancora meglio il proprio lavoro (fin che c’è), impegnarsi di più, pur sapendo che nulla sarà più come prima, ma che comunque Siena è e sarà sempre il posto dove vogliamo vivere e dove vorremmo rinascere.

Ma sto divagando ancora.

Sto scrivendo questo post per fare a tutti i miei amici gli auguri di buona Pasqua, simbolo cristiano, ma anche pagano (traslando), di resurrezione e di ripartenza. Voglio farlo prendendo in prestito le bellissime parole di Nicola Piovani: “Sorridi, senza ragione, ama come se fossi un bambino, sorridi, non importa quel che ti dicono. Non ascoltare una sola parola, perché la vita è bella così”. Quando sento queste frasi cantate dalla cantante israeliana Achinoam Nini in arte Noa, mi viene sempre la pelle d’oca, tanto che l’ho messa come suoneria del telefonino, collegandola ai numeri delle persone più care della mia vita. Ogni volta che il cellulare squilla con queste note, vuol dire che una persona a cui voglio bene mi sta cercando.

Sono parole bellissime e vorrei averle sussurrate pian pianino anche ad Alessandro, o meglio a Pandoro, giraffino molto buono e semplice, che se n’è andato in silenzio così come in silenzio e senza mai aver dato noia a nessuno ha vissuto la sua brevissima vita. Alle volte la morte arriva improvvisamente, quanto non è richiesta e non te l’aspetti, nel sonno, come per Pandoro, un ragazzo buono. Eh si, proprio un ragazzo buono.
Auguri a tutti e passate una buona Pasqua, se questo sarà il vostro volere. 
Buon viaggio anche a te, Pandoro, ragazzo giraffino buono.




Beautiful that way  
(Nicola Piovani, 1997)

Smile, without a reason why
Love, as if you were a child
Smile, no matter what they tell you
Don't listen to a word they say
'Cause life is beautiful that way

Tears, a tidal-wave of tears
Light that slowly disappears
Wait, before you close the curtain
There's still another game to play
And life is beautiful that way

Here, in his eyes forever more
I will always be as close
as you remember from before.

Now, that you're out there on your own
Remember, what is real and
what we dream is love alone.

Keep the laughter in your eyes
Soon, your long awaited prize
We'll forget about our sorrow
And think about a brighter day
'Cause life is beautiful that way

We'll forget about our sorrow
And think about a brighter day
'Cause life is beautiful that way

There's still another game to play
And life is beautiful that way

Traduzione

La vita è bella così

Sorridi, senza ragione
Ama, come se fossi un bambino
Sorridi, non importa quel che ti dicono
Non ascoltare una sola parola
perché la vita è bella così

Lacrime, un'ondata di lacrime
Luce, che lentamente si affievolisce
Aspetta, prima di chiudere il sipario
C'è ancora un altro gioco da giocare
E la vita è bella così

Qui, nei suoi occhi per sempre
Sarò sempre vicino come ricordi

Ora, che sei là fuori da solo
Ricorda, quel che è vero e quel che sogniamo è solo amore.

Tieni il sorriso nei tuoi occhi
Presto, il premio che aspettavi da tempo
Dimenticheremo il nostro dolore
E penseremo ad un giorno migliore
perché la vita è bella così

Dimenticheremo il nostro dolore
E penseremo ad un giorno migliore
perché la vita è bella così

C'è ancora un altro gioco da giocare
E la vita è bella così

Versione italiana di Lorenzo Masetti





Vedrai, vedrai 
(Luigi Tenco, 1965)

Quando la sera me ne torno a casa
non ho neanche voglia di parlare
tu non guardarmi con quella tenerezza
come fossi un bambino che ritorna deluso
si lo so che questa non è certo la vita
che hai sognato un giorno per noi
vedrai, vedrai
vedrai che cambierà
forse non sarà domani
ma un bel giorno cambierà
vedrai, vedrai
non son finito sai
non so dirti come e quando
ma vedrai che cambierà
preferirei sapere che piangi
che mi rimproveri di averti delusa
e non vederti sempre così dolce
accettare da me tutto quello che viene
mi fa disperare il pensiero di te
e di me che non so darti di più
vedrai, vedrai
vedrai che cambierà
forse non sarà domani
ma un bel giorno cambierà
vedrai, vedrai
no, non son finito sai
non so dirti come e quando
ma un bel giorno cambierà.

mercoledì, marzo 20

Il futuro nelle parole del 'dittatore' Chaplin: "Non voglio né governare né comandare nessuno. Vorrei aiutare tutti: ebrei, ariani, uomini neri e bianchi. Tutti noi esseri umani dovremmo unirci, aiutarci sempre, dovremmo godere della felicità del prossimo. Non odiarci e disprezzarci l’un l’altro. In questo mondo c’è posto per tutti"

Stanotte navignando in mezzo al sonno che non voleva arrivare, mi sono imbattuto nella trascrizione del monologo di Charlie Chaplin nel film "Il grande dittatore", quando nei panni di Adenoid Hynkel, dittatore di Tomania, enuncia quello che, forse, è il suo pensiero. Sono parole bellissime e di straordinaria attualità, se traslate a quello che stiamo vivendo in questi anni di terribile crisi. E' proprio rileggendo la storia, anche quella che ci hanno lasciato capolavori come "Il grande dittatore" che si può provare a ricostruire il presente. 
Sono gli esempi e la saggezza i punti cardinali per la ripartenza, assieme ai valori e l'impegno. Non importa la latitudine del tempo nella quale sono state pronunciate, neppure la platea che le ha ascoltate. Mantenere i propri impegni con la famiglia ed il proprio lavoro, anche nel chiuso di una stanza o di un’azienda è già un grandissimo passo ed un mattone per la ripartenza. 
Non credo che il mondo, l'Italia, ritroverà una nuova primavera attraverso gli atti o le parole di qualche eroe solitario e neppure ricostruendo una società fatta dalla sommatoria dei singoli interessi, come è accaduto negli ultimi venti anni in Italia. Mi ricordava questo il mio grande amico Michele qualche giorno fa. Il bene comune è forse qualcosa di diverso e di più "alto". Nessuno deve rimanere indietro e nessuno deve sentirsi inadeguato. Non dobbiamo avere paura dei nostri pregi o dei difetti e neppure dei nostri limiti o delle debolezze, perché tutti gli uomini ne hanno. Chiudo con le bellissime parole di Papa Francesco, che non possono non colpire tutti, credenti e non credenti, cattolici o musulmani: “Non abbiate paura della tenerezza”, che ricordano molto da vicino le parole di Karol Wojtyla quando diceva “Non abbiate paura…” unendoci di seguito tanti significati. 
La parola che andrebbe aggiunta oggi è, forse, speranza. 
La vera utopia di questi disgraziati anni.


Discorso all'umanità (Charlie Chaplin), tratto da "Il Grande dittatore"
Mi dispiace, ma io non voglio fare l’imperatore. Non voglio né governare né comandare nessuno. Vorrei aiutare tutti: ebrei, ariani, uomini neri e bianchi. Tutti noi esseri umani dovremmo unirci, aiutarci sempre, dovremmo godere della felicità del prossimo. Non odiarci e disprezzarci l’un l’altro. In questo mondo c’è posto per tutti. La natura è ricca e sufficiente per tutti noi. La vita può essere felice e magnifica, ma noi l’abbiamo dimenticato. L’avidità ha avvelenato i nostri cuori, fatto precipitare il mondo nell’odio, condotti a passo d’oca verso le cose più abiette. Abbiamo i mezzi per spaziare, ma ci siamo chiusi in noi stessi. La macchina dell’abbondanza ci ha dato povertà, la scienza ci ha trasformati in cinici, l’abilità ci ha resi duri e cattivi. Pensiamo troppo e sentiamo poco. Più che macchine ci serve umanità, più che abilità ci serve bontà e gentilezza. Senza queste qualità la vita è vuota e violenta e tutto è perduto. L’aviazione e la radio hanno avvicinato la gente, la natura stessa di queste invenzioni reclama la bontà dell’uomo, reclama la fratellanza universale. L’unione dell’umanità. Persino ora la mia voce raggiunge milioni di persone. Milioni di uomini, donne, bambini disperati, vittime di un sistema che impone agli uomini di segregare, umiliare e torturare gente innocente. A coloro che ci odiano io dico: non disperate! Perché l’avidità che ci comanda è soltanto un male passeggero, come la pochezza di uomini che temono le meraviglie del progresso umano. L’odio degli uomini scompare insieme ai dittatori. Il potere che hanno tolto al popolo, al popolo tornerà. E qualsiasi mezzo usino, la libertà non può essere soppressa. Soldati! Non cedete a dei bruti, uomini che vi comandano e che vi disprezzano, che vi limitano, uomini che vi dicono cosa dire, cosa fare, cosa pensare e come vivere! Che vi irregimentano, vi condizionano, vi trattano come bestie! Voi vi consegnate a questa gente senza un’anima! Uomini macchine con macchine al posto del cervello e del cuore. Ma voi non siete macchine! Voi non siete bestie! Siete uomini! Voi portate l’amore dell’umanità nel cuore. Voi non odiate. Coloro che odiano sono solo quelli che non hanno l’amore altrui. Soldati, non difendete la schiavitù, ma la libertà! Ricordate che nel Vangelo di Luca è scritto: «Il Regno di Dio è nel cuore dell’Uomo». Non di un solo uomo, ma nel cuore di tutti gli uomini. Voi, il popolo, avete la forza di creare le macchine, il progresso e la felicità. Voi, il popolo, avete la forza di fare si che la vita sia bella e libera. Voi che potete fare di questa vita una splendida avventura. Soldati, in nome della democrazia, uniamo queste forze. Uniamoci tutti! Combattiamo tutti per un mondo nuovo, che dia a tutti un lavoro, ai giovani la speranza, ai vecchi la serenità ed alle donne la sicurezza. Promettendovi queste cose degli uomini sono andati al potere. Mentivano! Non hanno mantenuto quelle promesse e mai lo faranno. E non ne daranno conto a nessuno. Forse i dittatori sono liberi perché rendono schiavo il popolo. Combattiamo per mantenere quelle promesse. Per abbattere i confini e le barriere. Combattiamo per eliminare l’avidità e l’odio. Un mondo ragionevole in cui la scienza ed il progresso diano a tutti gli uomini il benessere. Soldati! Nel nome della democrazia siate tutti uniti!»

Charlie Chaplin, Il grande dittatore (1940)

mercoledì, marzo 6

Un ramoscello di mimosa per Lucelly, con infinito rispetto per una donna barbaramente trucidata senza alcuna ragione, perché mai ragioni esistono per togliere una vita


Non so se ci sarà qualcuno che l’8 marzo metterà un rametto di mimosa fuori dal portone dove la povera Lucelly è stata barbaramente trucidata. Virtualmente uno lo poso io. E’ inaccettabile che una giovane donna di 32 anni, un essere umano, venga massacrata, a qualsiasi latitudine del mondo ci si possa trovare. Per lei è stata subito trovata una vergognosa “scorciatoia”, parlando del mestiere che dicono facesse. Immagino qualche commento del tipo: “Se l’è cercata…” o amenità analoghe, come se essere massacrati possa essere una scelta o peggio ancora possa avere una giustificazione. Se poi gli inquirenti scopriranno che l’assassino è un extracomunitario il cerchio è chiuso. La falsa moralità è salva. Siamo tutti bravi, simpatici e intelligenti. Siena è sana, al netto di pochi “mariuoli” (ovviamente sto minimizzando con ironia) che in dieci anni hanno sfilato a Siena Mps, Università, dignità, futuro, etc… Ma questa è un’altra storia.
Il pensiero di oggi è tutto per Lucelly. Ho provato a pensare quali fossero stati i suoi sogni da bambina e cosa desiderasse la prima volta che lasciò la sua terra per cercare il futuro (una vita normale) altrove. Forse sognava un lavoro come tutti gli altri, che con qualche sacrificio le consentisse di arrivare alla fine del mese e magari mandare qualcosa ai parenti in Colombia. La sua storia e la sua tragica fine non può che colpire, visto che non ci sono omicidi di serie B, ma soltanto omicidi, schifosi e brutali omicidi.
Ho sentito e letto cose che non mi sono piaciute in questi giorni e sono tutte quelle in cui si dava un giudizio morale, anche indiretto o sottointeso, sulla povera Lucelly. Inorridisco di fronte a chi si pone (giudicando) con il pollice in alto o in basso di fronte ad una persona in vita, figuriamoci di fronte ad una donna brutalmente massacrata senza ragione, perché ragioni non ce ne possono essere mai per giustificare un' uccisione. 
Credo sia allucinante (e falso) qualsiasi atteggiamento che non sia il rispetto totale.
A questo proposito ci sono delle parti molto belle del Vangelo, soprattutto se lette con gli occhi critici del laico dubbioso quale sono io e non quelli del cattolico bigotto che prende atto della Verità senza mai metterla in discussione.
Credo che queste belle parole, che sotto riporto, possano essere lette con attenzione. "Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei", diceva Gesù secondo le scritture. A Lucelly non getto alcuna pietra, ma porgo virtualmente un ramoscello di mimosa per l’8 marzo, arcaico simbolo della vita che risorge, sperando che ovunque sia adesso possa aver trovato la felicità e la speranza che gli è stata rubata insieme alla vita da un brutale e schifoso assassino.



Dal Vangelo secondo Giovanni 8, 1 - 11
Gesù si avviò allora verso il monte degli Ulivi. Ma all'alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava.
Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, gli dicono: “Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adultèrio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?”.
Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra. E siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro: “Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei”. E chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi.
Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. Alzatosi allora Gesù le disse: “Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?”. Ed essa rispose: “Nessuno, Signore». E Gesù le disse: “Neanch'io ti condanno; và e d'ora in poi non peccare più”.


Dal Vangelo secondo Luca  7, 36 - 50
In quel tempo, uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo.
Vedendo questo, il fariseo che l’aveva invitato disse tra sé: “Se costui fosse un profeta, saprebbe chi è, e di quale genere è la donna che lo tocca: è una peccatrice!”.
Gesù allora gli disse: “Simone, ho da dirti qualcosa”. Ed egli rispose: “Di’ pure, maestro”. “Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?”. Simone rispose: “Suppongo sia colui al quale ha condonato di più”. Gli disse Gesù: “Hai giudicato bene”.
E, volgendosi verso la donna, disse a Simone: “Vedi questa donna? Sono entrato in casa tua e tu non mi hai dato l’acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio; lei invece, da quando sono entrato, non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non hai unto con olio il mio capo; lei invece mi ha cosparso i piedi di profumo. Per questo io ti dico: sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato. Invece colui al quale si perdona poco, ama poco”.
Poi disse a lei: “I tuoi peccati sono perdonati”. Allora i commensali cominciarono a dire tra sé: “Chi è costui che perdona anche i peccati?”. Ma egli disse alla donna: “La tua fede ti ha salvata; va’ in pace!”.