lunedì, agosto 10

Eternamente Roma, ultima tappa della Francigena, ma non la meta del viaggio. Per quella il volo continua: “Se te senti la forza necessaria, spalanca l'ale e viettene per aria”, come diceva Trilussa

Sono passati un paio di giorni dal ritorno a Siena, dopo aver pedalato dalla mia città verso la capitale. Un viaggio breve ma intenso, che mi ha fatto riscoprire la bellezza della nostra terra ed emozioni che pensavo poter di trovare solo quando la distanza da casa è maggiore. Negli altri brevi racconti ho descritto il tragitto; il finale non può che essere dedicato alla meta, anche se in un cicloviaggio parlare di meta o di arrivo è ciò che di più sbagliato si possa pensare. Come disse una persona molto più saggia di me: “Il viaggio parte quando inizi a pensarlo e finisce quando non lo pensi più”. Ma torniamo a noi. Roma è veramente la città eterna. Arrivare alla mitica ciclabile del Tevere mi è costato l'ennesimo tratto di tangenziale a quattro corsie. Per fortuna era in leggerissima discesa ed ho fatto i canonici cinque o sei chilometri in mezzo a tir e auto che sfrecciavano a 120 all'ora più veloce di un vecchio Benelli 3 marce, quello a cui nella spensierata gioventù mettevamo la sella lunga per sentirci alla moda. In verità io avevo un Dingo 3 marce, poco ganzo e "scacciafica", almeno secondo me. Alla fine il sacrificio della mezza tangenziale è stato ripagato: la Caput Mundi era in vista e la squallida periferia era stata superata fino a giungere quasi all’Urbe. A Saxa Rubra per trovare l'ingresso della ciclabile ho impiegato almeno venti minuti, girando fra gli studios Rai. E’ stato bello vedere la via più grande della zona intitolata al nostro Silvio Gigli, un pezzo importante di Siena, oggi ricordato poco e male.
La ciclabile lungo il Tevere è molto bella ed in poco tempo conduce dolcemente nel cuore del centro partendo dalla triste periferia capitolina. Vedere da lontano il Cupolone è stata una bella immagine, quasi un simbolo dell’arrivo, anche se il viaggio è stato breve, poco più di tre giorni fatti lentamente e senza fretta. Niente a che vedere con la prima vista delle torri della Cattedrale a Santiago che si intravedono dal Monte do Gozo, quella è tutta un’altra storia.
Roma è una città straordinaria, che resiste stoicamente alla violenza fisica che l’uomo sadicamente le infligge quotidianamente. Vedere i cassonetti pieni, disordine e anarchia, vedere monumenti stracolmi di storia sommersi da auto e grigia fuliggine, è atroce. Roma meriterebbe una campana di vetro, il centro dovrebbe essere totalmente pedonalizzato. La storia della più grande e potente città che il mondo abbia mai visto merita qualcosa in più.
Ma non è da oggi che è così. Marino è solo l’ultimo carnefice, anche se con piccoli barlumi di speranza all’inizio, con il merito di aver pedonalizzato almeno la zona del Colosseo e Fori Imperiali. Nel tempo si sono alternati millantatori e politicanti, ma il risultato è praticamente sempre lo stesso. Hanno colpa tutti i sindaci che hanno seguito Nathan (ultimo vero primo cittadino di Roma, 1907-13), ma in particolare quelli degli ultimi trenta anni.
Girare lentamente a piedi o con la bici è uno spettacolo ad ogni metro, al di là dei monumenti più noti. Roma nasconde un gioiello in ogni via, è uno scrigno che ti riserva una sorpresa ogni volta che osservi con occhi curiosi ciò che ti circonda. La bici consente di girellare per il centro abbastanza velocemente e con un’poca di educazione non si corrono neppure rischi particolari per il traffico. E’ emozionante passare da Piazza di Pasquino ed immaginare come fosse tante decine di anni fa, quando al collo della statua venivano appesi messaggi anonimi contro il potere del tempo, oppure entrare a Campo dei Fiori, guardare la statua a Giordano Bruno ed immediatamente provare una laica vicinanza al filosofo dato alle fiamme. Tutto è sublime. Roma richiede l’isolamento da tutto il caos che ti circonda, se la vuoi apprezzare fino in fondo. Con un virtuale Photoshop vanno cancellate brutture, persone, traffico e confusione, quindi sognare. Ecco che allora si spalanca in tutto il suo splendore, nella sua eterna ed immutabile bellezza assoluta che non ammette mediazioni né commenti, ma solo rispetto, immenso, fino allo stupore, fino a sentirsi sopraffatti da questo sovraumano bagaglio di storia e di vita. Pedalare lungo il foro e immaginare che anche Cicerone oppure Giulio Cesare calpestavano quelle pietre, guardare gli scalini di un tempo ed immaginare Augusto che li saliva con la sua armatura da imperatore, passare sotto l’Arco di Costantino con la consapevolezza che prima di te ci sono passati eroi autentici, gente per cui la propria vita era un fattore ampiamente sacrificabile per il bene comune. Roma è veramente la città eterna, nonostante tutto e nonostante gli uomini.
La mia Francigena non si è chiusa dunque in Piazza San Pietro, ma è proseguita nelle strette vie, nelle pizzerie al taglio, dove buttano sulla bilancia il trancio e fanno il prezzo. Mi piace veramente tanto Roma, nonostante tutto.
Ma il viaggio non finisce mai e riprende forza e vigore quando meno te lo aspetti. La mattina della ripartenza in treno verso Siena volevo passarla in bici a zonzo per Roma. Ho fatto la scelta talebana di dormire negli ostelli e nei conventi, di mangiare sempre al sacco, ed anche nel viaggio di ritorno ho scelto un treno regionale low cost in partenza alle 13 e rotti. Non solo per risparmiare, ma perché in questi vagoni, con la giusta predisposizione, si possono incontrare persone straordinarie e soprattutto sono gli unici che consentono di trasportare le bici.
Uscito verso le 8.30 in strada ho avuto un’illuminazione: sarei dovuto andare a Villa Borghese. Non ero mai stato dentro a questo parco nelle decine di viaggi fatti a Roma. L’idea mi è passata per la mente mentre ero in mezzo alla rotonda di Piazza Venezia, una vera e propria lotteria, dove uscire vivo corrisponde ad una vincita importante al Superenalotto. “Ma che ci faccio in questo casino”, ho pensato e subito mi è venuto in mente l’immenso spazio verde proprio dentro al cuore della città eterna. E’ stato un attimo andare ad imboccare via del Corso, piazza del Popolo ed entrare in questo microcosmo di pace. Ci sono stato un paio d’ore almeno, girellando fra strade e larghi intestati a Mastroianni, Sordi e la Magnani, passando dall’orologio ad acqua ad i busti di filosofi, poeti o scrittori. E’ incredibile come il paradiso sia vicino all’inferno. Dalla rotonda di piazza Venezia a Villa Borghese, un’esperienza meravigliosa.
Ma presto arriva inesorabile l’ora di partire e di rientrare nel caos della città, con direzione stazione Termini, una vera e propria bolgia, un caos tutto italiano. Guardo il cartellone, il treno verso Siena è al binario Est2, che mai avevo sentito nominare. Solo dopo ho capito che si trattava dell’estremo punto a sinistra nella stazione, ad almeno 500 metri dalle partenze tradizionali, dove partono i treni regionali. E’ stata una scena fra il comico ed il grottesco vedere tanta gente correre ed affrettarsi. Mancavano dieci minuti alle tredici, dunque meno di quindici minuti alla partenza del treno. Io con la bici ero sicuro di farcela, ma parecchi lottavano con tutte le forze per arrivare all’ambito e caldo vagone.
Nei tre minuti che mi sono rimasti aspettando il treno ho iniziato a ripensare alla persona più incredibile che avevo conosciuto nel viaggio, almeno fino a quel momento. Il pensiero è caduto immediatamente su Christian, un francese sul metro e settanta, tutto rasato con il quale ho fatto amicizia nella residenza di Formello. È arrivato trafelato in ostello attorno alle quattro del pomeriggio ed al mio saluto di rito ha risposto dandomi il "cinque". Dopo poco ho voluto approfondire: un fisico tanto tirato non poteva che nascondere una storia incredibile e così è stato. Mi ha detto che da quattro anni non prendeva un giorno di ferie. Di lavoro Christian non fa l'impiegato al catasto o al comune, ma l'artigiano in Nuova Caledonia, il gruppetto di isole a sinistra dell'Australia, sotto la Nuova Zelanda. Mi ha detto che il due giugno è partito da Tolosa, la sua città. Ha guadagnato tantissimo nei molti anni lontano da casa ed aveva bisogno di fare qualcosa che sentiva dentro di sé, forse. Dico forse perché non gli ho chiesto il motivo per cui viaggiasse. Ho preferito immaginarlo. Dopo oltre due mesi di cammino e due paia di scarpe consumate (una letteralmente scoppiata a Siena) arriverà a Roma in un giorno, il tutto ovviamente a piedi. Ben 1200 chilometri ad una media pazzesca. Due amici in bici che oggi ho incontrato per la seconda volta in ostello mi hanno detto che andava più forte lui a piedi che loro sui pedali. Nella Capitale avrebbe aspettato la sua compagna in arrivo a Roma da Tolosa. Si sarebbero salutati, quindi lui avrebbe preso la direzione della Puglia, verso San Giovanni Rotondo (in treno), per poi volare a Tel Aviv. Vuole fare a piedi il monte Hebron, quindi arrivare a Gerusalemme. Le difficoltà più grandi incontrate fino a quel momento? Il sentiero verso il passo del Monginevro e le zanzare nelle risaie in pianura Padana. Per lui erano state un tormento molto peggiore della fatica, al pari dei tafani, anche loro terribili nel pungere la carne. È un grande Christian, difficilmente farò mai quello che ha fatto lui. Non tanto per la fatica, quanto per le mostruose motivazioni che deve avere un uomo per camminare due mesi e mezzo da solo senza essere né triste, né tantomeno stanco.
Il pensiero di Christian passa veloce, come il treno che sta arrivando, carico di persone e di una bella sorpresa di nome Oliviero. Per capire chi sia andate a vedere il suo sito www.bonfantioliviero.com . Abbiamo fatto subito conoscenza nel sistemare le bici nel vagone, ma presto è nata una bellissima conversazione durata fino al piazzale della stazione di Siena. Oliviero è un viaggiatore vero, che ha pedalato da solo in lungo ed in largo per il mondo. E’ proprio una persona per bene. Quest’anno ha viaggiato in Grecia, ma proseguirà ancora a zonzo per l’Italia qualche giorno prima di tornare nella sua Bergamo. Grande Oliviero!
Siamo arrivati alla fine di questa piccola esperienza. In fondo per fare un viaggio non si deve andare lontano, né avere soldi o tempo. Mi sono reso conto che in cinque giorni ho speso poco meno di 200 euro fra vitto e alloggio, compreso 20 euro del treno di ritorno. Per fare un grande viaggio basta avere la mente che abbia voglia di sognare e gli occhi (e cuore) pronti a farsi sorprendere dalla bellezza. Poi un briciolo di coraggio, ma non troppo. Per vivere la vita di tutti i giorni molte persone ne hanno molto, molto più di me, che in fondo ho solo girellato per una strada a sterro qualche giorno. La chiusura non può che essere affidata al grande Carlo Alberto Salustri, detto Trilussa, uomo libero. Ci invita ad osare e ci fa capire che per volare non c’è bisogno di essere un’aquila, ma solo avere la voglia di farlo.
L’uguaglianza
Fissato ne l'idea de l'uguajanza
un Gallo scrisse all'Aquila: - Compagna,
siccome te ne stai su la montagna
bisogna che abbolimo 'sta distanza:
perché nun è né giusto né civile
ch'io stia fra la monnezza d'un cortile,
ma sarebbe più commodo e più bello
de vive ner medesimo livello.-
L'Aquila je rispose: - Caro mio,
accetto volentieri la proposta:
volemo fa' amicizzia? So' disposta:
ma nun pretenne che m'abbassi io.
Se te senti la forza necessaria
spalanca l'ale e viettene per aria:
se nun t'abbasta l'anima de fallo
io seguito a fa' l'Aquila e tu er Gallo.

Carlo Alberto Salustri, detto Trilussa




mercoledì, agosto 5

Il "Piricolo" e la schiettezza dell'alto Lazio. Domani con fortuna e vento a favore, bomba o non bomba, arriveremo a Roma

Il viterbese ha sempre il suo fascino. Sono cresciuto sentendo di quel tale cavallo invincibile fra Vetralla e Anguillara, oppure a Ronciglione, dove si correva "a vuoto". Sicuramente è stata una terra di truffatori e di briganti. Oggi si grida allo scandalo, giustamente, per un cavallo che si sospetta essere truccato, in passato non ne arrivava uno vero da queste zone. Ma lasciamo perdere, questo è tutto un altro mondo, forse più vero di quello di oggi, certamente più sincero. Uscire da Montefiascone non è stato semplice, complice un'inaspettata zona industriale che si estende quasi fino a Viterbo. Per alcuni aspetti mi ha ricordato Leon, ma là, in España, la strada era in leggera salita, qua in discesa. Poi non c'era l'olezzo mostruoso di monnezza che mi ha accompagnato almeno un'ora, fino alle porte della città dei Papi. Passarci veloce è stato sufficiente, con tanto disordine e sporcizia davanti agli occhi in un luogo che ci è invidiato in tutto il mondo. Ma così è, uno dei tanti corti circuiti italiani. Trovare la retta via per uscire da Viterbo non è stato affatto semplice ed alla fine mi sono sciroppato i classici cinque o sei chilometri di Cassia a due corsie senza ovviamente quelle di emergenza. Ogni camion che passava ho pensato ad una statuina del Presepe. Per la legge del contrappasso sono stato accontentato e presto ho ritrovato il sentiero tracciato, che spazia fra ulivi e pecore al pascolo, forse anche con il pastorello, uno di quelli del Presepe che ho pensato prima. Ovviamente abbondano i cani, tutti rabbiosi con i passanti come se volessero rubare loro tutto l'ovile. Per fortuna i recinti sono buoni. Fra reti e filo spinato i canidi restano a distanza. I pastori, quelli viterbesi, non quelli del Presepe, avvertono del "Piricolo" imminente, con uno slang misto fra Mourinho ed un gladiatore romano, anche se questa, dicono, è terra di "burini". Anche i canini piccoli piccoli, abitanti nelle tante ville della zona, abbaiano furiosi. Non mi stanno simpatici. Qualche giorno fa, poco dopo Acquapendente uno mi ha anche inseguito, ma visto il piede pronto al nobile uso della pedata, ha desistito. Ho pedalato molto oggi. Volevo dormire a Camapagnano di Roma, ma francamente l'ostello mi ispirava poco, anche perché era chiuso a doppia mandata. Avrebbe aperto attorno alle 15 ed aspettare due ore proprio non avevo voglia, anche se il barista dirimpettaio al convento mi ha dato anche il cellulare del sacerdote per chiamarlo. Meglio andare avanti, Formello dista solo dieci chilometri ed in un'oretta dovrei arrivare, sperando che non ci sia troppa salita. Ho ripensato a ieri sera, alla cena: avvengono incontri bellissimi quando meno te lo aspetti. Ieri all'ostello pochissimi hanno scelto di mangiare alla mensa della struttura, preferendo una sana scorpacciata da alto Lazio. Eravamo appena in otto a tavola, con la suora benedettina che ci ha rimpinzato di cibo come la più classica delle mamme italiane. Ho avuto il piacere di mangiare con una famiglia canadese di Montreal, marito e moglie e due figli, di cui l maschietto, il più piccolo, forse adottato. Sono entrambi medici, a quanto ho capito, ed hanno scelto di passare almeno due mesi all'anno sempre insieme ai figli. Quest'anno hanno camminato lungo la Francigena partendo dalla Svizzera, Martigny per la precisione. Tutto a piedi, con i figli di 14 e 9 anni. Era incredibile la confidenza che avevano ed il legame fortissimo che era evidente li unisse. È stato bello conversare con loro. Mi hanno spiegato che il lavoro poteva attendere e che il rapporto con i figli viene prima di ogni cosa. A tavola ero l'unico italiano, a parte la suora che ci iperalimentava. Mi sono fatto raccontare di Siena e di cosa pensassero della nostra città. Ovviamente erano estasiati dalla bellezza che si tocca con mano. Anche la ragazza ungherese vicino a noi per l'unica volta ha espresso il suo pensiero, confermando in pieno quanto avevano detto. In giorni diversi avevano dormito da Suor Ginetta, che non sapevo ospitasse anche pellegrini sulla Francigena. Una grandissima e basta. È passata veloce la serata e le 21, ora del coprifuoco in convento sono arrivate presto.
Ora sono nel bellissimo ostello di Formello, non religioso ma comunale. È nuovissimo e molto bello, sicuramente il migliore trovato fino, ad oggi. È stato ricavato al secondo piano di palazzo Chigi, il più nobile del paese. E' gestito da Hostelling International, i migliori nel settore. Nella stessa struttura c'è un museo di materiali archeologici ed una biblioteca. Mi fa impazzire la scelta di unire storia e presente, turisti con studenti e le tante persone (forse siamo una quandicina) che dormiranno nei due stanzoni da almeno 30 posti complessivi. Speriamo di trovare un buon posto per mangiare... stasera voglio mangiare come i "burini" del posto, cercando di trovare qualcosa di tipico e non i "piricolosi" posti per turisti. Mi scuso per le sgrammaticature e gli errori; scrivo dal palmare e non rileggo neppure. A proposito, domani, se la fortuna mi accompagnerà arriverò a Roma. Ovviamentela canzone di oggi non può che essere Bomba o non Bomba di Venditti. A differenza dei protagonisti sono partito da solo, anche se "sono abbastanza".

Bomba o non Bomba - Antonello Venditti

Partirono in due ed erano abbastanza
un pianoforte una chitarra e molta fantasia
e fu a Bologna che scoppiò la prima bomba
tra una festa e una piadina di periferia
e bomba o non bomba noi arriveremo a Roma, malgrado voi
A Sasso Marconi incontrammo una ragazza
che viveva sdraiata sull'orlo di una piazza
noi le dicemmo vieni dolce sarà la strada
lei sfogliò il fiore e poi ci disse no
ma bomba o non bomba noi arriveremo a Roma, malgrado voi
A Roncobilaccio ci venne incontro un vecchio
lo sguardo profondo e un fazzoletto al collo
ci disse ragazzi in campana qui non vi lasceranno andare
hanno chiamato la polizia a cavallo
ma bomba o non bomba noi arriveremo a Roma, malgrado voi
A Firenze dormimmo da un intellettuale
la faccia giusta e tutto quanto il resto
ci disse no, compagni, amici, io disapprovo il passo
manca l'analisi e poi non c' ho l'elmetto
ma bomba o non bomba noi arriveremo a Roma, malgrado te
A Orvieto poi ci fu l'apoteosi
il sindaco, la banda e le bandiere in mano
ci dissero l'autostrada è bloccata e non vi lasceranno passare
ma sia ben chiaro che noi, noi siamo tutti con voi
e bomba o non bomba voi arriverete a Roma, malgrado noi
Parlamentammo a lungo e poi ci fu un discorso
il capitano disse va bene e così sia
e la fanfara poi intonò le prime note
e ci trovammo proprio in faccia a Porta Pia
e bomba o non bomba noi arriveremo a Roma, malgrado voi
La gente ci amava, e questo è l'importante
regalammo cioccolata e sigarette vere
bevemmo poi del vino rosso dalle mani unite
e finalmente ci fecero suonare
e bomba o non bomba noi siamo arrivati a Roma, insieme a voi.

martedì, agosto 4

Come una rondine per i sentieri della Francigena

Montefiascone seconda tappa, con la Francigena sempre più regina d'Italia e tappeto rosso verso Roma. Ora sono in un convento di suore Benedettine e per trovarlo ho dovuto scomodare santi e beati di tutto il Presepe, salvo poi capire che era stato inutile aver fatto quattro o cinque volte tale corso Cavour, che a differenza del nostro è molto simile alla salita della Galluzza. Mi ha aperto una suora che credo non abbia giocato a barberi in San Francesco o alla Lizza. Parlava, parlava e non capivo nulla, salvo il finale... 28 euro per dormire, cena e colazione. "Vale..." ho risposto, sfoggiando una delle dieci parole di spagnolo che conosco. "Va bene", in idioma nostrano. Poi ho realizzato che alle 21 il convento chiude, alle 6 la sveglia ed alle 8 tutti fuori. Devo solo capire a che ora ci sarà la cena. L'aria è positiva, anche qua si respira aria di Francigena e di Cammino. Peccato che a Siena per adesso non ci sia nulla di simile, salvo qualche convento. Credo che l'ostello municipale in uno dei locali attigui al Santa Maria, non certamente nel Pellegrinaio, sarà una gran cosa. Nel mondo ci sono centinaia di migliaia di persone che percorrono i vari cammini e certamente sarebbe un gran lustro per la città ed arricchierebbe di significato una struttura nata proprio con questo antico fine. Realtà come Burgos in Spagna hanno aperto strade importanti. Ci vorrebbe anche da noi un poco di coraggio a dare maggior velocità a questi percorsi ed a queste scelte. Anche a Radicofani ce ne sono due di ostelli, uno religioso da una quindicina di posti e l'altro comunale, molto più grande. Ma non divaghiamo. La suorina è sparita e finalmente mi posso fare la meritata doccia dopo oltre quattro ore sui pedali e tanto caldo. Giuro che non partirò più con una calura del genere: annienta le forze e distrugge la mente.
Ma torniamo indietro. Stamani ho lasciato l'ostello della Misericordia di Radicofani con nostalgia, forse anche per le immagini ed i simboli del Cammino che sono ovunque. È stata la tappa di lancio e mi ha ricordato Roncisvalle, con tutta la Navarra davanti. Anche in questo caso il panorama toglie il respiro. La Francigena lascia il paese di Ghino di Tacco con una lunga strada a sterro di una decina di chilometri tutta in discesa che riporta sulla Val di Paglia. Dopo un paio chilometri mi sono reso conto di aver perso una borsa! Un eccesso di sicurezza nel montarle sulla bici mi ha fatto sbagliare. Sono tornato indietro sulla ripida strada a sterro. Per fortuna mi sono accorto subito di quanto accaduto e con una quindicina di minuti di fatica me la sono cavata, anche grazie a due ragazze, una di Montalcino e l'altra di Grosseto, che l'hanno trovata e l'hanno portata con loro. Grandissime!!!
La lunga strada bianca è bellissima. Sulla sinistra il monte Cetona, con i calanchi tipici delle crete senesi. Sulla destra il monte Amiata e la terra seminata a grano e fieno. La Francigena in tutto questo è un'ideale spartiacque, un divisorio naturale fantastico. Acquapendente arriva presto, passando attraverso campi di girasole e grano, che poi in direzione Bolsena diventano aridi campi di patate. Il caldo mattutino è già insopportabile e bere è qualcosa più di un bisogno, sfociando tranquillamente nel piacere fisico, quando ho trovato una bottiglia d'acqua fresca leggermente gassata in un fontanello comunale a 5 centesimoni! Il lago che a lungo si lascia vedere da lontano è bellissimo e merita sicuramente un bel panino et birra fresca come aperitivo. Il caldo è troppo forte, meglio andare subito verso la meta del giorno...

Le Rondini

Vorrei entrare dentro i fili di una radio
E volare sopra i tetti delle città
Incontrare le espressioni dialettali
Mescolarmi con l'odore del caffè
Fermarmi sul naso dei vecchi
mentre Leggono i giornali
E con la polvere dei sogni volare e volare
Al fresco delle stelle, anche più in là
Sogni, tu sogni nel mare dei sogni.

Vorrei girare il cielo come le rondini
E ogni tanto fermarmi qua e là
Aver il nido sotto i tetti al fresco dei portici
E come loro quando è la sera
chiudere gli occhi con semplicità.

Vorrei seguire ogni battito del mio cuore
Per capire cosa succede dentro
e cos'è che lo muove
Da dove viene ogni tanto questo strano dolore
Vorrei capire insomma che cos'è l'amore
Dov'è che si prende, dov'è che si dà
Sogni, tu sogni nel cielo dei sogni

Lucio Dalla – Le Rondini (2006)

lunedì, agosto 3

Ripartenze, lasciandosi sorprendere dalla bellezza


Ancora in viaggio, anche se solo per una breve parentesi, quasi a completare un cerchio iniziato qualche anno fa, ben consapevole che i confini sono fatti di acqua e di aria, dunque nessun cerchio potrà mai chiuso. In bici sulla Francigena ancora una volta, fino a Roma, tappa che dicono essere l'ultima di questa antica via. Ho già pedalato da Losanna a Siena, ora va tessuta la tela fino a Piazza San Pietro. So che troverò un gran caldo, questa l'unica certezza, il resto dovrò improvvisarlo strada facendo. Mi mancava un poco la solitudine della bici. Quest'anno ho pedalato veramente poco e per tornare con il minimo di condizione fisica per affrontare un viaggio da solo, beh… ho faticato parecchio. La linea di demarcamento sono stati i 100 kg; arrivato a 99 (senza rotti) ho deciso di rimettermi in sella e andare. Mi manca il senso di vuoto e di contemporanea pienezza che si prova per le strade deserte, quando non passa neppure un motorino e si sentono solo i rumori della natura. 
L'ultimo viaggio portato a termine è stato il Cammino di Santiago, che per la seconda volta ho percorso lo scorso anno: l'esperienza più bella che un uomo possa immaginare di fare.
Stamani nel lasciare casa ho provato la nostalgia di sempre. Staccarsi dalla persone a cui vuoi bene, che sono parte di te, non è mai semplice, anche se solo per qualche giorno. So che avrò molto tempo per pensare, per fantasticare oppure per analizzare la realtà, più semplicemente. E' una delle cose più belle del viaggio in bici: avere tanto tempo a disposizione per pensare ed il silenzio ad accompagnare la mente, a fare da metronomo per tutto.
Viaggiare in fondo mi tiene vivo e mi dà forza, mettermi alla prova mi piace, capire quali sono i miei limiti e accettarli, senza necessariamente voler essere più forte di me stesso. So bene che sarà dura spingere i 35 chili fra bici e bagagli, ma anche questo sarà bello. Viaggerò lentissimo, anche perché i chilometri sono pochi da fare in tre giorni e rotti, più o meno 250 lungo le sterrate della Francigena. Dopo tutto di lavoro faccio l'impiegato, più o meno, certamente non l'atleta. Farò qualche giorno sui pedali, non una corsa a tappe, né una gara a tempo. Avrò modo di vedere anche i più piccoli particolari che scorreranno vicino a me, cercando di scoprire più cose possibile di questa antica via. 
Oggi sono arrivato a Radicofani dopo una giornata terribile, al limite del comico. Nel momento di massima stanchezza dopo oltre sei ore di bici, mentre vedevo la rocca di Ghino di Tacco sono stato assalito per almeno mezz'ora dai tafani. Non mi riferisco alla famiglia del mio amico Leo, ma ai terribili insetti che succhiano sangue più dell'Agenzia delle Entrate. Mi hanno talmente bucherellato che un branco di tre cani neri (in verita uno era pezzato bianco), mi hanno seguito per un chilometro per poi abbandonarmi. Forse hanno pensato che erano arrivati secondi dopo i tafani e rimaneva ben poco. La fatica oggi è stata immensa, complice anche il caldo e la mia partenza alle 13 decisamente poco intelligente. La terra di Siena è straordinaria e i panorami unici. Quelli dopo San Quirico mi hanno ricordato le mesetas lungo il Cammino di Santiago. Sono andato vicino al mio limite biologico oggi. A tre chilometri dalla meta mi sono sdraiato in un campo, sopraffatto e vinto dalla fatica. Non ce la facevo proprio più. Arrivato a Radicofani tutto è cambiato in un attimo. Un passante mi ha chiesto se cercassi un ristoro e mi ha indicato quello della Misericordia. Sono entrato pieno di dubbi, ma in un secondo sono stati spazzati via. È tenuto da quattro volontari, due coppie di marito e moglie. Ovunque simboli della Francigena e di Santiago, essendo loro della Confraternita Composteliana di Perugia. Umaa serata bellissima, che mi ha ricordato le serate tatuate nella mente lungo il Cammino in Spagna. Due ore fa ero distrutto, ora sono sereno e quasi riposato. La camera è di sei persone con letti a castello, la cena ottima, con carbonara e affettati vari. Il costo? Nulla volendo. Cena e letto sono ad offerta libera, donativo, direbbero in Spagna.
In fondo anche tutto questo è vita, esperienze, crescita, scoprire i miei limiti e accettarli, capire meglio chi sono, se possibile. Il resto si vedrà... di certo non dobbiamo mai abbatterci troppo nelle difficoltà. Qualcosa di bello potrebbe essere dietro l'angolo ad attenderci. Ci sta bene dunque una simpatica canzone del gramde Jovanotti.

Quando sarò vecchio (Jovanotti - Ora 2011)
Quando sarò vecchio, sarò vecchio
nessuno dovrà più venirmi a rompere i coglioni
Quello che avrò fatto, l'avrò fatto
vorrò soltanto stare a ricordare i giorni buoni
Molti che conosco saran morti
sepolti sopra metri di irriconoscenza
Me ne starò vecchio a ricordare
che non ho ringraziato mai a sufficienza
chi mi regalò qualche rima baciata
chi mi ha fatto stare bene una serata
chi mi ha raccontato qualche bella storia
anche se non era vera

Quando sarò vecchio, sarò vecchio
di quelli che nessuno vuole avere intorno
perché ha visto tutto e ha fatto tutto
e non sopporta quelli che ora è il loro turno
Mi rispetteranno come si rispetta
il tempo che separa lo studio dall'esame
Spero di esser sazio dei miei giorni
eviterà il mio sguardo chi c'ha ancora fame
Nella notte ascolterò disteso
la goccia inesorabile di un lavandino
che scandisce il tempo come un assassino
come un assassino
E poi magari un sabato di maggio
ad una stella chiederò un passaggio
e a tutti i prepotenti dirò ancora
“Con me voi non l'avrete vinta mai!”
E poi una domenica mattina
ancora sulla pelle il tuo profumo
a tutti i prepotenti dirò forte
Con me voi non l'avrete vinta mai!
Quando sarò vecchio, sarò vecchio
di sbagli inevitabili ne avrò fatti 200
E per quelli che io ho fatto apposta
non starò certo lì a offrir risarcimento
Se non sarò in grado quando è ora
mi va di farlo adesso che sono cosciente
prima che durezza ci separi
ringrazio tutti quanti, infinitamente
Quando sarò vecchio punto e basta
la vita che finisce mostrerà il suo culo
Con la mia pensione di soldato
si sarà consumato tutto il mio futuro
Darò del cretino a chi mi pare
dirò che tutti i libri non servono a niente
E che mille secoli di storia
non valgono un secondo vissuto veramente
con chi ha combattuto per restare vivo
con chi mi ha aiutato mentre mi arrangiavo
con chi mi ha insegnato qualche cosa che
risplende dentro di me
E poi magari un sabato di maggio
ad una stella chiederò un passaggio
e a tutti i prepotenti dirò ancora
Con me voi non l'avrete vinta mai!
E poi una domenica mattina
ancora sulla pelle il tuo profumo
a tutti i prepotenti dirò forte
Con me voi non l'avrete vinta mai!