martedì, settembre 3

Monaco-Siena, salutando Venezia. Mille chilometri in bici, prima parte... to be continued

Mille chilometri fra Monaco e Siena, passando per la ciclabile che conduce a Venezia, poi il delta del Po, gli Appennini, il Passo della Calla, Arezzo e Siena. Tutto fra il 21 ed il 28 agosto. In queste trentasei parole è compresa l’estrema sintesi di un bel cicloviaggio fatto con me stesso, ma c’è molto di più.
Nella Toscana felix cullata dal sole e dalla calura estiva non ci stiamo rendendo conto della grande rivoluzione su due ruote in corso nel resto d’Europa ed in gran parte del mondo occidentale. Purtroppo le bici sono diventate un totem politico delle forze di governo e opposizione, sia a livello locale che nazionale. Si è dimenticato che si tratta di un mezzo di trasporto, uno strumento che consente alle persone di muoversi da un punto ad un altro di una città o del mondo. Fanno bene gli automobilisti a lamentarsi dei ciclisti maleducati, così come gli amanti delle due ruote fanno bene a lamentarsi dei piloti maleducati su quattro. Hanno ragione entrambe le categorie perché il problema è tutto nella mancanza di infrastrutture, piste ciclabili, ovvero scelte politiche chiare e nette da parte delle amministrazioni. Meglio scatenare la guerra fra poveri dunque, ciclisti contro automobilisti, con le squadre appostate nelle loro trincee ben armatee bellicose, dimenticando che i problemi derivano da almeno quaranta anni di scelte miopi e soprattutto dall’assenza di una visione chiara sulla mobilità delle persone che ha avuto la politica in Italia, in particolare dagli appennini in giù, salvo qualche territorio virtuoso.
Purtroppo siamo in un paese in cui prima si costruiscono i palazzi, poi le strade e le infrastrutture che li collegano con il centro della città. Basta guardare lo sviluppo urbanistico di Roma o Napoli, giusto per fare due esempi lampanti dei mostri urbanistici che l’uomo è riuscito a creare negli ultimi decenni. Al contrario nel resto d’Europa sono state fatte scelte esattamente opposte: via le auto dai centri storici, trasporto pubblico efficiente, piste ciclabili. Esempi? Londra, Parigi e così via… ma anche tutte le città ricostruite nei paesi dell’est (Germania compresa), post crollo del muro. Ma meglio finire qua…
Fra Monaco e Venezia ci sono quasi 600 chilometri da percorrere in bici e meno di 3-40 km (voglio essere pessimista) si pedalano su strade con traffico automobilistico moderatamente intenso. Il resto è tutto su piste ciclabili, sterrati o comunque strade ad altissima ciclabilità, che significa un’auto ogni uno o due minuti, quando va male.
Uscire da Monaco è un vero e proprio spettacolo. All’uscita dal Deutsches Museum (punto di partenza dalla München-Venezia) si entra nella pista ciclabile che costeggia il fiume Isar, letteralmente piena di persone in bici e a piedi che si recano a lavoro o che semplicemente fanno una girata. Lo sterro si alterna all’asfalto e la costante presto diventa la foresta, così come i ponti che attraversano il fiume. Nulla cambia per qualche decina di chilometri, quando si abbandona il fiume e la strada inizia dolcemente a salire, sempre su piste ciclabili, verso la zona dei grandi laghi situati nel cuore Tirolo. Tegernsee e Achensee sono due luoghi meravigliosi e nonostante le fitte nuvole grigie ho avuto modo di apprezzare tutto il loro spettacolo. In particolare il lago Achensee, chiamato anche “Fiordo delle Alpi”, toglie il fiato tanta è la sua bellezza. Uno scrigno di luci e colori situato a quasi 1000 metri di altezza, pieno di strutture, vita, attività, barche e tutto quando possa aiutare a vivere meglio e soprattutto apprezzare la natura. L’ultimo paese che si trova è Maurach, dove ho deciso di pernottare dopo i due giorni passati a visitare Monaco. Hotel di alto livello con centro benessere attrezzatissimo si trovano già sugli 80 euro, altri 20 per la cena. Con un inglese scolastico si viaggia tranquillamente e non ci sono problemi di lingua, magari più facili da trovare nel Tirolo italiano, paradossalmente! “Dove arrivi oggi?”, mi ha detto l’albergatore un minuto prima di lasciare la struttura. “A Vipiteno”, ho risposto, ma subito il suo sguardo è diventato dubbioso: “Vipiteno? Non esiste! Forse vuoi arrivare a Sterzing”, ha ribattuto. Ovviamente si tratta del nome tirolese di Vipiteno e non ho potuto che confermare. Qua c’è una cultura diversa e tutto conferma che il Tirolo è un piccolo stato, con lingua, storia, tradizione e territorio ben delineato, anche se abbraccia in parte la Germania, Austria e Italia.
Una bella discesa ed una pianura di una quarantina di chilometri porta diritto ad Innsbruck, la capitale tirolese, sempre su piste ciclabili, che spesso affiancano l’autostrada, la ferrovia o comunque la via di comunicazione principale. Questo a certificare che gli austriaci hanno avuto una visione chiara e netta della mobilità delle persone, includendo le piste ciclabili in parallelo alle infrastrutture principali, creando di fatto un collegamento supplementare. Questa stessa filosofia è stata clonata in tutto in Tirolo ed ha consentito di avere delle vere e proprie autostrade per le biciclette. Qua andare in bici è normale ed lo è diventato ancora di più con l’avvento delle bici elettriche, che hanno letteralmente sommerso il mercato. Ma questa è un’altra storia.

Per chi vuole vedere un poche di foto con buona musica...
https://youtu.be/Xh6F7hxJRUY

Come sempre poi la canzone di accompagnamento ai testi. Non potevo che iniziare la prima delle tre puntate con i Nomadi ed una canzone speciale...

Cammina, Cammina (Nomadi, 1991)

Cammina, cammina,
quante strade partire, ritornare,
rimangono nel cuore e nella mente.


Cammina, cammina
quante scarpe consumate,
quante strade colorate,
cammina, cammina.
Quante dimenticate,
ritmo del lavoro,
segnate dalle ruote,
di antiche età dell'oro.
Vicoli tenebrosi
fra bidoni e fango,
viali peccaminosi
con un passo di tango.
 

Cammina, cammina
quante scarpe consumate,
quante strade colorate,
cammina, cammina.
Verso ogni direzione
attraversano città,
sorprese da un lampione
poi perse nell'oscurità.
Strade sospese
fra terra, mare e cielo
aspre e sinuose
abbracciate dal gelo.
 

Cammina, cammina
quante scarpe consumate,
quante strade colorate,
cammina, cammina.
Ahahahhh...
Bianche scorciatoie
danzano nei prati,
s'inoltrano nei monti,
ricordano passati.
Vanno a ponente
corrono fra il grano,
vanno ad oriente
per perdersi lontano.


Cammina, cammina
quante scarpe consumate,
quante strade colorate,
cammina, cammina.
Vanno verso nord
disegnano confini,
scendono poi a sud
segnando destini.
Rimangono nel cuore
quelle strade sotto il sole,
bello è ritornare,
ma andare forse è meglio.


Cammina, cammina
quante scarpe consumate,
quante strade colorate,
cammina, cammina.
Ahahahhh...
Cammina, cammina
quante scarpe consumate,
quante strade colorate,
cammina, cammina.
Ahahahhh... ah.
 

Cammina, Cammina è stata scritta da Augusto Daolio, Giuseppe Carletti, Odoardo Veroli ed è uscita nel 1991 nell’album “Gente come noi”.