sabato, settembre 7

Monaco-Siena, salutando Venezia. Mille chilometri in bici, quarta parte. I'm back, il ritorno

La strada fra Premilcuore ed il Passo della Calla è sicuramente fra le più belle del Parco delle foreste casentinesi, dunque d’Italia. Si parte con i colli che hanno una leggerissima pendenza in salita, con il traffico pressoché vicino allo zero. Lo sa bene il gestore del bar centrale di Premilcuore, che non ha sempre una grande fila, ma in ogni caso è tappa fissa dei viaggiatori, da quelli con il camper, moto, oppure con la bicicletta. E’ uno degli ultimi baluardi prima che la salita diventi seria ed impegnativa. Lo fa non appena si gira per la via di Fiumicello, che conduce al Passo della Braccina, quasi sei chilometri di salita fino Corniolo, con il passo che tocca i 957 metri. Mentalmente non lo avevo messo in preventivo, pensando che i quasi dodici chilometri successivi verso la Calla fossero il vero ostacolo. Mi sbagliavo, o meglio mi sbagliavo in parte, perché la Braccina merita tutto il rispetto possibile. 

Per fortuna ho fatto diversi chilometri della salita con un simpatico milanese, in fuga dalla Padania e della moglie, nel suo spazio di libertà in bici. Ci siamo divertiti a pedalare insieme, prima che lui prendesse la strada per Santa Sofia andando a completare l’anello che lo riportava all’albergo di partenza. A Corniolo sono dunque rimasto solo in direzione Campigna, proprio come volevo, in mezzo ad abeti ed altri alberi altissimi e la strada in decisa salita. Mentalmente la Calla sarebbe stato il primo vero arrivo del cicloviggio: opo dnon avrei trovato niente di bello da vedere che già non conoscevo e l’unico ostacolo tecnico sarebbe stata la salita che porta da Monte San Savino a Rapolano, oltre al traffico di Arezzo. La salita è dura ed arrivare alla sommità del passo non è proprio una banalità.
Non mi piace la definizione “conquistare una montagna”, oppure “conquistare un passo”. La loro maestosità, storia e forza sono immense. E’ molto più facile che ti respingano o rendano amaro l’avvicinamento, piuttosto che si “concedano”, ti facciano intravedere una parte della loro bellezza e della loro essenza. Sicuramente è valsa la pena fare quasi 800 chilometri per arrivare sul passo della Calla con la “testa” giusta, tale da poterne apprezzare la bellezza e la sua immensa “nobiltà”. Poco contava che al passo ci fossero dei lavori in corso con un rumore infernale (l’ultima cosa che pensavo di trovare).
Ho compensato con un ottimo piatto di tagliatelle al ragù di cinghiale, a ricordarmi dove mi trovavo, insieme ad un’ottima birra, a sottolineare da dove arrivavo. La discesa verso Arezzo è bella solo nei primi chilometri, poi traffico e strade brutte fino al capoluogo.
Al risveglio mi restava solo il trasferimento a Siena, con il secondo vero arrivo del cicloviaggio: il primo panorama di Siena da lontano, che avrei trovato verso Castelnuovo. La mattina alle otto fare slalom fra camion e macchine non è proprio banale e per arrivare alla provinciale che porta a Monte San Savino c’è stato bisogno di stare molto concentrato. Imboccata la strada verso Siena sono stati i tafani e rovinarmi la bellezza dell’ultima salita. Praticamente sono stato quasi un’ora a scacciare questi antipatici insetti e applicare lo stick all’ammoniaca sui tanti morsi che mi hanno dato, si perché queste bestiacce non pizzicano, mordono nel vero senso della parola! Eh vabbé, si supera anche questo, con la discesa che è arrivata come una liberazione, non tanto dalla fatica, quanto dai tafani. 
Pochi altri chilometri e Siena è apparsa in mezzo alle nuvole. Ero tornato, I’m back, quasi mille chilometri straordinari e bellissimi, otto giorni passati a pedalare con infinita bellezza davanti agli occhi, un’poca di stanchezza nelle gambe e due chili di peso guadagnati, visto che mi ero alimentato decisamente bene!
Fabio Volo dice che non si può stare bene con gli altri se non si sta bene con noi stessi. Il viaggio in solitario per me è diventata quasi una droga da assumere almeno una volta all’anno, impegni permettendo.
Al prossimo dunque….

Per chi vuole vedere un poche di foto con buona musica...


La canzone di oggi è Quale allegria del grandissimo Lucio Dalla. Uscita nel 1977 gli hanno dato molti significati. Per me, pensandoci adesso, è la malinconia del viaggio terminato. Sulla strada, ma non nei ricordi. Alcuni sono stati appuntati in questo blog, altri rimarranno sono dentro di me. Dopo tutto il viaggio inizia quando lo pensi e termina quando lo dimentichi.

Quale allegria
Quale allegria
Se ti ho cercato per una vita senza trovarti
Senza nemmeno avere la soddisfazione di averti
Per vederti andare via

Quale allegria
Se non riesco neanche più a immaginarti
Senza sapere se strisciare se volare
Insomma, non so più dove cercarti

Quale allegria
Senza far finta di dormire
Con la tua guancia sulla mia
Saper invece che domani ciao come stai
Una pacca sulla spalla e via
Quale allegria

Quale allegria
Cambiar faccia cento volte per far finta di essere un bambino
Con un sorriso ospitale ridere cantare far casino
Insomma far finta che sia sempre un carnevale
Sempre un carnevale

Senza allegria
Uscire presto la mattina
La testa piena di pensieri
Scansare macchine, giornali
Tornare in fretta a casa
Tanto oggi è come ieri

Senza allegria
Anche sui treni e gli aeroplani
O sopra un palco illuminato
Fare un inchino a quelli che ti son davanti
E son in tanti e ti battono le mani

Senza allegria
A letto insieme senza pace
Senza più niente da inventare
Esser costretti a farsi anche del male
Per potersi con dolcezza perdonare
E continuare

Con allegria
Far finta che in fondo in tutto il mondo
C'è gente con gli stessi tuoi problemi
Per poi fondare un circolo serale
Per pazzi sprasolati e un poco scemi

Facendo finta che la gara sia
Arrivare in salute al gran finale
Mentre è già pronto Andrea
Con un bastone e cento denti
Che ti chiede di pagare
Per i suoi pasti mal mangiati
I sonni derubati i furti obbligati
Per essere stato ucciso
Quindici volte in fondo a un viale
Per quindici anni la sera di Natale

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