domenica, agosto 5

Tappa finale, il ritorno a casa

Sono tornato a casa, la seconda fase del viaggio è terminata. La prima è stata quando ho iniziato a pensarlo, la successiva è stata il momento di partire, la terza, quella che verrà, sarà il momento della riflessione, per capire cosa abbia rappresentato realmente questo “navigare” dalle Alpi a Piazza del Campo sulle orme dell’antica via Francigena. Ieri è stata l’ennesima giornata particolare, piena di bianco e nero, in cui è stato vero tutto, ma anche tutto il contrario. Mi sono svegliato in campeggio di buon ora, riposto la tenda nelle borse ed uscito immediatamente, senza neppure fare colazione, prendendo il chilometrico stradone che va lungo il mare dall’inizio della Toscana fino a Pietrasanta (almeno questa è la parte che ho fatto io). 
E’ un autentica galleria di vita, un cinema a cielo aperto in cui scorre tutta l’umanità, dall’anziano con l’accompagnatore a “fare due passi con il fresco”, passando per coloro che già lavorano, dai fornitori dei bar, fino agli operatori che ritirano la spazzatura e puliscono la strada. Ovviamente c'è tanta gente che corre ed anche in questo caso è presente tutto l’arco costituzionale dell’umanità. Dal tonicissimo 25enne con la canottiera bene aderente per far vedere i muscoli, fino alle signore di mezza età che “camminano svelte”. I più coreografici sono quelli che si ostinano a portare il giubbetto di nylon a carne nonostante i 30 gradi e nonostante ogni rivista nel mondo, forse anche Famiglia Cristiana, dica, usando una metafora, che sia una bella cazzata indossarlo. “Mi trovo bene così, così ho sempre corso”, dicono fieri. Anche se arrivassero il Dottor House e l’olimpionico di maratona Baldini a dirgli che gli fa male, che perde solo acqua, andrebbe avanti per la sua strada. In verità non è che è abituato così, ma è solo uno che pensa di dimagrire in extremis, giusto un’ora prima di tornare in spiaggia, magari smaltendo la cena precedente. Immancabili centinaia di ciclisti con bici veramente bellissime. E’ uno spettacolo vedere quanti ce ne sono. E’ durata circa mezz’ora questa sfilata, interrotta solo dalla vista del porto di Carrara, con i pezzi di marmo pronti ad essere imbarcati e simbolo del lavoro e del sacrificio ed allo stesso tempo della meravigliosa anarchia dei carrarini del tempo che fu. A Pietrasanta sono uscito per fare colazione e per prendere la retta via verso quella che doveva essere la fermata di tappa prevista, ovvero San Miniato o Montaione. Salendo sui colli che osservano dall'alto la Versilia si gode uno spettacolo veramente speciale, unico, mai visto, almeno per quello che mi riguarda. Mi ha colpito la statua di Giorgio Gaber sul Montemagno, una mezza montagnetta veramente speciale, un autentico tempio della bicicletta, dove il grande cantante e poeta ha passato gli ultimi giorni del suo dolore . 
Poco dopo ho incrociato un gruppetto di simpatici ciclisti calmi, quasi tutti soprappeso, a parte uno, tutti con bici bellissime. Abbiamo parlato molto dei viaggi. In particolare un simpatico baffone mi ha chiesto informazioni sul viaggio con le borse, cosa significhi, perché si parta e così via. Al termine delle mie parole mi ha detto: “Lo immaginavo, è quello che voglio fare anche io, presto partirò, devo provare”. Da questo punto di vista, perdonatemi la presunzione, sono uno spot vivente: età non più verdissima (44 anni portati benissimo!), pancetta sempre presente (diventa panciona durante l’inverno) ed una bici normale, spaziale solo per me. E via, pedaliamo ancora. 
Era previsto che mi fermassi dopo solo una settantina di chilometri da dove mi trovavo, ma erano appena le dieci. Ho scelto dunque di fare tutti i sentierini della Francigena, anche qualcuno sterrato. Vi dico la verità, sono percorsi veramente belli. Continui saliscendi fra gli alberi, strade praticamente senza traffico, qualche strabello a sterro e così via. Devo dire che in Toscana la Francigena è tracciata benissimo, dall’inizio del Piemonte in poi è così. 
E’ stato fatto un ottimo lavoro, devo dirlo in tutta sincerità. La vista di Lucca mi ha tolto invece l’anima. Da lontano un lungo stradone pieno di auto. Meglio dunque virare verso destra e “perdermi” nelle collinette che circondano il valdarno. Credo che alla fine ho fatto circa 1500 metri di dislivello! Un continuo salire e scendere, con paesi che alle 11 erano già praticamente deserti, complice ovviamente un caldo atroce. Mi sono concesso un bel pranzetto a Fucecchio, nel bar fuori la pista dove si corre il locale palio e che adesso è la sede di quella che un tempo era la Festa dell’Unità. Due panini con il prosciutto e soprattutto una Moretti da 0,66 freddissima e meravigliosa. Visto che il bar aveva una dolce aria condizionata mi sono messo a sedere nelle sedie fuori sorseggiando con calma un caffé, giusto per riprendere confidenza con i 40 gradi del Valdarno. Ma andiamo avanti, seguendo l’itinerario francigeno, che prevedeva altre decine di saliscendi e piccoli paesi veramente belli da vedere. Mi ha colpito San Miniato Alto, che come dice il nome, è in punta ad un colle con due, tre chilometri di salita durissima. In un'erta anche la bici ha leggermente “mollato” la presa. Il deragliatore e la catena hanno smesso di essere una coppia felice e per cambiare le tre corone “davanti” dovevo farlo a mano (fino a Siena). Dovrò portare dal dottore la “Mitica”. Non è il nome della mia bici, visto che la bicicletta si chiama solo.. bicicletta, ma semplicemente il soprannome che gli ho dato in questo viaggio. Arrivare dalle parti di Montaione è stato abbastanza veloce, anche se faticoso a causa del gran caldo. Arrivato là il posto mi piaceva veramente poco, non lo sentivo “casa mia” come deve essere ogni posto dove scelgo di dormire. Scendo verso Castelfiorentino, poi Certaldo. Una tristezza infinita. Nessuno in giro, un albergo o due veramente squallidi, ostello della gioventù impraticabile, campeggio pessimo dal mio punto di vista. Mi è iniziata a balenare in testa la possibilità di tornare a Siena direttamente sabato sera. Mi sono reso conto all’improvviso che mi mancavano le persone a cui voglio bene, mi mancava la mia città, che amo in modo profondo. Le gambe erano già molto dure per il gran caldo, complici anche i colli “scalati” nel Valdarno ed i chilometri percorsi,  già circa 120. La testa girava male, ero inquieto, non sapevo cosa fare. Ad un certo punto mi sono detto di girare la bici verso Poggibonsi e provare a tornare a casa, male che vada avrei dormito là, dal mitico Alcide. Di farmi venire a prendere non se ne parlava nemmeno. Treno? Non scherziamo. A Siena dovevo arrivare in bici con le mie gambe, nulla di più, nulla di meno. Volevo e potevo farcela. 
Era necessario che la testa iniziasse ad ascoltare il cuore e soprattutto ignorasse i messaggi che arrivavano dalle gambe. Iniziava la fase in cui dovevo confrontarmi con me stesso ed i miei limiti, cercando di spostarli più avanti, alzare l'asticella di quello che posso fare. Guardo le due borracce. Quella con i sali è piena per un quarto. Devo berli fra una mezz’ora, passato Poggibonsi, affinché mi diano energie subito. Guardo la scorta del cibo e trovo due confezioni di biscotti integrali salati. Quelli devo mangiarli subito, perché se arriverò a Siena, fra tre ore, saranno la fonte di energia da Staggia in poi. Mi era rimasto anche un vasetto di miele da 30 grammi. Quello doveva essere mangiato appena uscito da Poggibonsi. 
Era fondamentale programmare le energie, lavorare con la testa, ignorare le gambe dolentissime che dovevano solo eseguire i messaggi del “cuore” e della “testa”, senza lamentarsi troppo. Fin che stavo sulla sella nessun problema, ma appena mi alzavo sui pedali sembrava quasi che decine di spilli mi trafiggessero i muscoli. Dovevo farcela a portare me stesso e 40 kg fra bici e bagagli a casa, dovevo arrivare e basta. Ho programmato di fare le telefonate di rito alle persone care, per dire loro che sarei tornato la sera stessa. Parlare con loro mi avrebbe dato energie e soprattutto avrebbe impedito alle gambe di mandare messaggi alla testa. Il passare dei chilometri è stato più forza di volontà che altro. Avevo la ferma determinazione ad arrivare. Nessun subordine, nessuno stop, nessuna mezza misura. Passano i chilometri ed il litro d’acqua bevuto prima di Poggibonsi era già evaporato in forma di sudore. Adesso c’era la fontana davanti al Bar dell’Orso a Monteriggioni. Cinque minuti per lavarmi, bagnarmi per bene il cappello, braccia e gambe, quindi ripartire. Sarebbero stati chilometri duri, ma dovevo farcela ad andare avanti. Chi va in bici sa bene che la salitella che porta alla Tognazza, quando viene fatta a fine giornata, è sempre durissima. 
Passata quella di pura rabbia ed adrenalina mi sono reso conto che ce l’avevo fatta. Niente più paura di non arrivare, magari per la fatica, problema alla bici o incidente con un auto o un camion, la mia vera grande paura di questi giorni e fonte di grandissima attenzione. Mancavano solo 300 metri al Braccio. Ho riacceso il cellulare ed ho messo un messaggio su Facebook. Era l’ultimo trucco per non fare “parlare” le gambe con il resto del corpo. Doveva comandare la mente ed il “cuore” inteso come fonte di generosità estrema. 
Alla Tognazza mi sono girato, non avevo nessuno dietro e mi sono messo a scrivere mentre pedalavo, alla rotonda del Braccio ho fatto lo stesso gesto, mi sono girato, prima di spingere “invio” sul messaggio del social network. Non avevo nessuno dietro, ero arrivato. 
Ci sarebbe stata solo discesa fino a casa e nessuna macchina mi avrebbe potuto colpire. Mi sono sentito forte ed anche un poco orgoglioso, avevo un'armatura al posto della pelle. Spero che gli insegnamenti che hanno avuto “testa e cuore” in questi giorni mi possano essere utili nella vita di tutti i giorni. 
Non si viaggia solo per vedere posti nuovi, ma per tornare persone migliori. Essere migliore con le persone a cui voglio bene, con la mia famiglia, la mia compagna, i miei amici, ma anche nel mio lavoro e nella vita di tutti i giorni. Tornando dal Cammino di Santiago, fatto da solo qualche anno fa, credo di essere cambiato. Quello che mi avrà lasciato la Francigena lo capirò fra qualche settimana. Il viaggio deve infatti “decantare”. E’ necessario il giusto tempo per metabolizzare panorami, emozioni e pensieri e capire cosa abbiano significato per me i momenti di debolezza, quelli di forza, al pari dell’allegria o tristezza. 
Arrivato in viale Bracci ho sentito il clacson di uno scooter suonare. Era Karina (la mia compagna speciale) che mi aveva visto e mi stava venendo incontro per salutarmi. Mi sono piaciuti molto gli occhi con cui mi ha guardato, più significativi di ogni parola che da lì a poco avrebbe potuto dirmi. Anche se fosse stata in silenzio nelle ore successive avrei capito perfettamente quello che ha provato a rivedermi. E’ stato bello (spero!) per lei, bellissimo per me. 
Da donna amante dei piaceri della vita in casa aveva già preparato una bellissima cena di pesce, con prosecco già in frigo. Grande! Poco dopo sono arrivati i miei genitori. Partendo non avevo detto loro dove sarei andato con precisione, né tanto meno che sarei stato da solo. Non serviva a nulla farli preoccupare. Lo hanno saputo quasi alla fine del viaggio, quando la mia amica Gaia mi ha scritto una bellissima “lettera” sul Corriere di Siena. E’ una grande e la ringrazio molto di quanto mi è stata vicina, così come il dissacrante Roberto. Non sapevo i contenuti di quello che avrebbe scritto, ma la sera parlando con i miei gli dissi quello che stavo facendo. Adesso è domenica, sono tornato a casa. Il viaggio ancora non ha iniziato a “decantare”. Ci vorrà ancora del tempo. Andiamo avanti, sempre!


















La canzone di oggi è “A Te” di Jovanotti, un grandissimo appassionato di viaggi in bici. Mi piace moltissimo ed il minimo ringraziamento per chi mi è stato vicino, per tutte le persone che mi sono mancate, per tutti coloro che hanno letto questi sgrammaticati appunti di viaggio e per la mia città, il posto più bello del mondo, come mi ha scritto il mio amico Riccardo.

A Te
di Lorenzo Cherubini in arte Jovanotti

A te che sei l'unica al mondo
L'unica ragione per arrivare fino in fondo
Ad ogni mio respiro
Quando ti guardo
Dopo un giorno pieno di parole
Senza che tu mi dica niente
Tutto si fa chiaro
A te che mi hai trovato
All' angolo coi pugni chiusi
Con le mie spalle contro il muro
Pronto a difendermi
Con gli occhi bassi
Stavo in fila
Con i disillusi
Tu mi hai raccolto come un gatto
E mi hai portato con te
A te io canto una canzone
Perché non ho altro
Niente di meglio da offrirti
Di tutto quello che ho
Prendi il mio tempo
E la magia
Che con un solo salto
Ci fa volare dentro all'aria
Come bollicine
A te che sei
Semplicemente sei
Sostanza dei giorni miei
Sostanza dei giorni miei
A te che sei il mio grande amore
Ed il mio amore grande
A te che hai preso la mia vita
E ne hai fatto molto di più
A te che hai dato senso al tempo
Senza misurarlo
A te che sei il mio amore grande
Ed il mio grande amore
A te che io
Ti ho visto piangere nella mia mano
Fragile che potevo ucciderti
Stringendoti un po'
E poi ti ho visto
Con la forza di un aeroplano
Prendere in mano la tua vita
E trascinarla in salvo
A te che mi hai insegnato i sogni
E l'arte dell'avventura
A te che credi nel coraggio
E anche nella paura
A te che sei la miglior cosa
Che mi sia successa
A te che cambi tutti i giorni
E resti sempre la stessa
A te che sei
Semplicemente sei
Sostanza dei giorni miei
Sostanza dei sogni miei
A te che sei
Essenzialmente sei
Sostanza dei sogni miei
Sostanza dei giorni miei
A te che non ti piaci mai
E sei una meraviglia
Le forze della natura si concentrano in te
Che sei una roccia sei una pianta sei un uragano
Sei l'orizzonte che mi accoglie quando mi allontano
A te che sei l'unica amica
Che io posso avere
L'unico amore che vorrei
Se io non ti avessi con me
a te che hai reso la mia vita bella da morire, che riesci a render la fatica un immenso piacere,
a te che sei il mio grande amore ed il mio amore grande,
a te che hai preso la mia vita e ne hai fatto molto di più,
a te che hai dato senso al tempo senza misurarlo,
a te che sei il mio amore grande ed il mio grande amore,
a te che sei, semplicemente sei, sostanza dei giorni miei, sostanza dei sogni miei...
e a te che sei, semplicemente sei, compagna dei giorni miei...sostanza dei sogni...

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