mercoledì, agosto 5

Il "Piricolo" e la schiettezza dell'alto Lazio. Domani con fortuna e vento a favore, bomba o non bomba, arriveremo a Roma

Il viterbese ha sempre il suo fascino. Sono cresciuto sentendo di quel tale cavallo invincibile fra Vetralla e Anguillara, oppure a Ronciglione, dove si correva "a vuoto". Sicuramente è stata una terra di truffatori e di briganti. Oggi si grida allo scandalo, giustamente, per un cavallo che si sospetta essere truccato, in passato non ne arrivava uno vero da queste zone. Ma lasciamo perdere, questo è tutto un altro mondo, forse più vero di quello di oggi, certamente più sincero. Uscire da Montefiascone non è stato semplice, complice un'inaspettata zona industriale che si estende quasi fino a Viterbo. Per alcuni aspetti mi ha ricordato Leon, ma là, in España, la strada era in leggera salita, qua in discesa. Poi non c'era l'olezzo mostruoso di monnezza che mi ha accompagnato almeno un'ora, fino alle porte della città dei Papi. Passarci veloce è stato sufficiente, con tanto disordine e sporcizia davanti agli occhi in un luogo che ci è invidiato in tutto il mondo. Ma così è, uno dei tanti corti circuiti italiani. Trovare la retta via per uscire da Viterbo non è stato affatto semplice ed alla fine mi sono sciroppato i classici cinque o sei chilometri di Cassia a due corsie senza ovviamente quelle di emergenza. Ogni camion che passava ho pensato ad una statuina del Presepe. Per la legge del contrappasso sono stato accontentato e presto ho ritrovato il sentiero tracciato, che spazia fra ulivi e pecore al pascolo, forse anche con il pastorello, uno di quelli del Presepe che ho pensato prima. Ovviamente abbondano i cani, tutti rabbiosi con i passanti come se volessero rubare loro tutto l'ovile. Per fortuna i recinti sono buoni. Fra reti e filo spinato i canidi restano a distanza. I pastori, quelli viterbesi, non quelli del Presepe, avvertono del "Piricolo" imminente, con uno slang misto fra Mourinho ed un gladiatore romano, anche se questa, dicono, è terra di "burini". Anche i canini piccoli piccoli, abitanti nelle tante ville della zona, abbaiano furiosi. Non mi stanno simpatici. Qualche giorno fa, poco dopo Acquapendente uno mi ha anche inseguito, ma visto il piede pronto al nobile uso della pedata, ha desistito. Ho pedalato molto oggi. Volevo dormire a Camapagnano di Roma, ma francamente l'ostello mi ispirava poco, anche perché era chiuso a doppia mandata. Avrebbe aperto attorno alle 15 ed aspettare due ore proprio non avevo voglia, anche se il barista dirimpettaio al convento mi ha dato anche il cellulare del sacerdote per chiamarlo. Meglio andare avanti, Formello dista solo dieci chilometri ed in un'oretta dovrei arrivare, sperando che non ci sia troppa salita. Ho ripensato a ieri sera, alla cena: avvengono incontri bellissimi quando meno te lo aspetti. Ieri all'ostello pochissimi hanno scelto di mangiare alla mensa della struttura, preferendo una sana scorpacciata da alto Lazio. Eravamo appena in otto a tavola, con la suora benedettina che ci ha rimpinzato di cibo come la più classica delle mamme italiane. Ho avuto il piacere di mangiare con una famiglia canadese di Montreal, marito e moglie e due figli, di cui l maschietto, il più piccolo, forse adottato. Sono entrambi medici, a quanto ho capito, ed hanno scelto di passare almeno due mesi all'anno sempre insieme ai figli. Quest'anno hanno camminato lungo la Francigena partendo dalla Svizzera, Martigny per la precisione. Tutto a piedi, con i figli di 14 e 9 anni. Era incredibile la confidenza che avevano ed il legame fortissimo che era evidente li unisse. È stato bello conversare con loro. Mi hanno spiegato che il lavoro poteva attendere e che il rapporto con i figli viene prima di ogni cosa. A tavola ero l'unico italiano, a parte la suora che ci iperalimentava. Mi sono fatto raccontare di Siena e di cosa pensassero della nostra città. Ovviamente erano estasiati dalla bellezza che si tocca con mano. Anche la ragazza ungherese vicino a noi per l'unica volta ha espresso il suo pensiero, confermando in pieno quanto avevano detto. In giorni diversi avevano dormito da Suor Ginetta, che non sapevo ospitasse anche pellegrini sulla Francigena. Una grandissima e basta. È passata veloce la serata e le 21, ora del coprifuoco in convento sono arrivate presto.
Ora sono nel bellissimo ostello di Formello, non religioso ma comunale. È nuovissimo e molto bello, sicuramente il migliore trovato fino, ad oggi. È stato ricavato al secondo piano di palazzo Chigi, il più nobile del paese. E' gestito da Hostelling International, i migliori nel settore. Nella stessa struttura c'è un museo di materiali archeologici ed una biblioteca. Mi fa impazzire la scelta di unire storia e presente, turisti con studenti e le tante persone (forse siamo una quandicina) che dormiranno nei due stanzoni da almeno 30 posti complessivi. Speriamo di trovare un buon posto per mangiare... stasera voglio mangiare come i "burini" del posto, cercando di trovare qualcosa di tipico e non i "piricolosi" posti per turisti. Mi scuso per le sgrammaticature e gli errori; scrivo dal palmare e non rileggo neppure. A proposito, domani, se la fortuna mi accompagnerà arriverò a Roma. Ovviamentela canzone di oggi non può che essere Bomba o non Bomba di Venditti. A differenza dei protagonisti sono partito da solo, anche se "sono abbastanza".

Bomba o non Bomba - Antonello Venditti

Partirono in due ed erano abbastanza
un pianoforte una chitarra e molta fantasia
e fu a Bologna che scoppiò la prima bomba
tra una festa e una piadina di periferia
e bomba o non bomba noi arriveremo a Roma, malgrado voi
A Sasso Marconi incontrammo una ragazza
che viveva sdraiata sull'orlo di una piazza
noi le dicemmo vieni dolce sarà la strada
lei sfogliò il fiore e poi ci disse no
ma bomba o non bomba noi arriveremo a Roma, malgrado voi
A Roncobilaccio ci venne incontro un vecchio
lo sguardo profondo e un fazzoletto al collo
ci disse ragazzi in campana qui non vi lasceranno andare
hanno chiamato la polizia a cavallo
ma bomba o non bomba noi arriveremo a Roma, malgrado voi
A Firenze dormimmo da un intellettuale
la faccia giusta e tutto quanto il resto
ci disse no, compagni, amici, io disapprovo il passo
manca l'analisi e poi non c' ho l'elmetto
ma bomba o non bomba noi arriveremo a Roma, malgrado te
A Orvieto poi ci fu l'apoteosi
il sindaco, la banda e le bandiere in mano
ci dissero l'autostrada è bloccata e non vi lasceranno passare
ma sia ben chiaro che noi, noi siamo tutti con voi
e bomba o non bomba voi arriverete a Roma, malgrado noi
Parlamentammo a lungo e poi ci fu un discorso
il capitano disse va bene e così sia
e la fanfara poi intonò le prime note
e ci trovammo proprio in faccia a Porta Pia
e bomba o non bomba noi arriveremo a Roma, malgrado voi
La gente ci amava, e questo è l'importante
regalammo cioccolata e sigarette vere
bevemmo poi del vino rosso dalle mani unite
e finalmente ci fecero suonare
e bomba o non bomba noi siamo arrivati a Roma, insieme a voi.

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